Italia e Estero

Gualdo accoglie la carovana della solidarietà giunta da Brescia

Viaggio nel piccolo borgo adottato dal Giornale di Brescia. Domani alle 11 la trasmissione «In Piazza con noi»
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Giriamo intorno alla scuola degli anni Trenta. Forse cadrà e sarà ricostruita, forse verrà ristrutturata. Dipende dalla Sovrintendenza. Noi siamo pronti. L’intervento generoso della nostra sottoscrizione è in continuo movimento e non è proprio proibitivo credere al milione e mezzo di euro, ora che contiamo circa 3 mila lettori e un milione e 300 mila euro è stato superato. 

Gualdo è avvolto dalla nebbia, ogni tanto pioviggina, ogni tanto una trentina di stelle avverte che domani (oggi per chi legge) sarà un buono e bel giorno. Le donne bresciane dell'associazione Viva Vittoria arrivano questa mattina che viene e sono attese da un gruppo di donne gualdesi che potrebbero chiamarsi altrettanto. Coltivano lo stesso desiderio di incontrarsi e farsi del bene e le une e le altre, un poco come tutti noi, non riusciamo più a tradurre sia meglio fare o ricevere. 

La scaletta della trasmissione «In Piazza con noi», in onda dalle 11 alle 12.30 di domenica, si va completando. I protagonisti saranno i bambini, gli agenti del futuro. Canteranno, porteranno i disegni della scuola che vorrebbero. Giulia, la bambina-simbolo scampata alla morte, leggerà la lettera a Babbo Natale. Il parroco, don Bruno Trapè, riuscirà a convincerci che la comunità è più forte del terremoto e la chiesa vive anche in un capannone e nella tenda dove si insegna il catechismo, il mistero dello spirito vola alto e forse anche più in alto che negli oratori a cinque stelle.

Conosciamo il segreto della preside Maura Ghetti. Abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo durante l’organizzazione di «In Piazza con Noi». Lo sveliamo, sotto Natale, sotto questo Natale non diventa un piccolo tradimento. Dice: «La ricchezza di Gualdo è il legame tra le persone cresciuto nel tempo di questa tragedia, i giovani e gli anziani, chi è partito è tornato in questi mesi, le gioie e i dispiaceri di ognuno vengono divisi...».

Nadia, una delle madri coraggiose della comunità, ci ha insegnato il modo con cui ha domato gli incubi della figlia: «La prima volta, alla prima scossa del 24 agosto, le ho detto che erano i vicini, stanno facendo dei lavori, dovrebbero essere più attenti, però sai com’è... La seconda volta, quando il terremoto ha mostrato tutta la sua cattiveria ho cercato di convincerla che la terra, ogni tanto, fa dei brutti scherzi come gli adulti e ho promesso che faremo una piccola casa a Gualdo. Che ci sono tanti amici, che tanta gente lontana ci aiuta. C’è una città, una provincia che si chiama Brescia e i bresciani sono venuti ad aiutarci...».

Alla fine della lettera ci siamo sentiti piccoli così, noi bresciani nell’avamposto di Gualdo, ospitati nella casa di riposo, per preparare le trasmissioni, scrivere queste righe. Piccoli così di fronte alla grandezza di una madre e al miracolo perenne di un’infanzia pronta a credere alle parole del genitore. Piccoli così, al riparo apparente della loro tragedia. Poveri di parole davanti a tanta sottrazione di vita e di cose.

Sarebbe un altro Natale se non fossimo capitati da queste parti. Arrivammo quasi per caso, risalendo la cartina del terremoto. Gualdo non fu il primo paese. Amatrice ci ingoiò subito, c’erano 200 morti e chiedevano preghiere e genuflessioni. Stavamo tutti là, perfino troppi. Il direttore Nunzia Vallini consigliò di entrare in altre ferite, in altre terre. Fummo a Gualdo circa 100 giorni fa, ritornammo più volte, misurammo le nostre forze e il rapporto tra il sostegno e la rinascita. Loro e noi portavamo un vestito umano della stessa taglia, la nostra sottoscrizione cioè aderiva precisamente al loro futuro. Così ci siamo mossi. Cosi siamo qui.

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