Governo giallo-verde, 72 ore per trovare la quadra
Settantadue ore per dare un nome al Colle. È ancora lì, attorno all'identikit del presidente del Consiglio del futuro governo giallo-verde, che si annidano le spine dell'intesa tra M5S e Lega. L'incontro di ieri mattina tra Luigi Di Maio e Matteo Salvini non è stato, e forse non poteva esserlo, risolutivo. E se sul contratto di governo i due partiti assicurano «piena sintonia» dando già uno schema, su chi siederà a Palazzo Chigi permane una coltre di assoluto silenzio.
L'impressione è che ieri, nell'incontro tra Di Maio e Salvini nessun nome sia stato fatto. Sul metodo, però, qualcosa si muove. Si parte, innanzitutto, dalla possibilità che i due leader possano fare il premier. Come? Con una staffetta in stile Prima Repubblica, opzione oggi in netto calo ma non ancora sparita. O con un ticket in cui Di Maio e Salvini siano uno premier e l'altro vice. Ma, nella gran bagarre del totonomi, a farsi largo è soprattutto l'ipotesi del premier terzo.
Obiettivo al quale il M5S guarda con maggiore decisione di Salvini, ma che anche fonti leghiste non escludono. E sul profilo c'è una certa convergenza: si parla di una personalità di alto rango, non parlamentare, e, preferibilmente non tecnica, anche se su quest'ultimo punto di dipenderà anche dal livello di esperienza politica di una eventuale figura esterna. Esclusi, quindi, big Cinque Stelle che non siano Di Maio. Escluso, soprattutto, Giancarlo Giorgetti, uno dei registi dell'intesa giallo-verde.
Premier terzo, ma chi? Difficile anche abbozzare un totonomi visto che non sono tante le personalità affini al mondo del M5S e all'universo leghista. Continua a girare il nome di Enrico Giovannini, gradito tuttavia soprattutto al M5S. Qualche rumor parlamentare individua nel presidente dell'Antitrust Giovanni Pitruzzella un possibile profilo. Ma, per ora, si tratta di voci.
C'è un altro dato che fonti che seguono la trattativa oggi sottolineano: al premier terzo verrà consegnato il programma M5S-Lega da attuare, nonché i tempi e i modi nell'attuazione. E a quel programma il premier dovrà attenersi. Domenica, oltre a nome del capo del governo, i due partiti potrebbero indicare informalmente al Colle i ministri pesanti, ovvero quelli a Tesoro, Sviluppo Economico, Esteri, Interno e Welfare. Possibile che al Mef venga posto un tecnico anche se per i dicasteri economici, a cui mira il M5S, non si possono escludere i nomi di Lorenzo Fioramonti o Stefano Buffagni nonché quello del leghista Armando Siri.
La squadra sarà snella, tra i 15 e i 20 ministri, e potrebbe includere alcuni tra gli esponenti più vicini a Di Maio, come Alfonso Bonafede, già candidato dal M5S alla Giustizia.
Si vedrà oggi, con l'incontro tra Salvini e Di Maio alla Camera, nuovo step verso la definizione del nuovo esecutivo giallo-verde.
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