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Gimbe: impennata dei casi di Covid, male 7 regioni

Il monitoraggio tra il 30 settembre e il 6 ottobre dice che i nuovi casi sono saliti del 42,4%, i ricoverati in terapia intensiva del 17,7%
I tamponi al drive-through allestito a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
I tamponi al drive-through allestito a Brescia - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Impennata nei contagi da Sars-Cov-2, con i nuovi casi saliti del 42,4%, aumento dei pazienti ricoverati con sintomi (+18,9%) e in terapia intensiva (+17,7%), oltre dei decessi (+13,1%).

In particolare in 7 Regioni la percentuale dei casi ospedalizzati è superiore alla media nazionale del 6,6%: Sicilia (11,5%), Liguria (10,4%), Lazio (9,9%), Puglia (8,9%), Piemonte (8,6%), Abruzzo (8,2%), Basilicata (7,9%).

Lo segnala la Fondazione Gimbe, attraverso i dati del monitoraggio tra 30 settembre e 6 ottobre.

 

 

«Nell'ultima settimana - commenta Nino Cartabellotta, Presidente della Fondazione Gimbe - la curva dei contagi si è impennata, per il netto incremento del rapporto positivi/casi testati. Si conferma inoltre la crescita costante dei pazienti ospedalizzati con sintomi e di quelli in terapia intensiva».

Da metà luglio i nuovi casi settimanali sono più che decuplicati (da poco oltre 1.400 a più di 17.000), con incremento del rapporto positivi/casi testati dallo 0,8% al 4%. Dinamica che ha fatto quintuplicare i casi attualmente positivi, passati da 12.482 di fine luglio a 60.134. 

Sul fronte dei ricoveri di pazienti con sintomi, da fine luglio sono saliti da 732 a 6325, e quelli in terapia intensiva da 49 a 319.

Anche se a livello non c'è un sovraccarico dei servizi ospedalieri, «iniziano ad emergere differenze regionali rilevanti - prosegue Cartabellotta - Dal 6 ottobre ben 8 Regioni hanno tassi di ospedalizzazione per 100.000 abitanti superiori alla media nazionale di 6,5: Lazio (13,9), Liguria (13), Campania (9,2), Sardegna (8,8), Sicilia (7,9), Piemonte (7,1), Abruzzo e Puglia (6,6)». 

Il progressivo incremento dei casi attualmente positivi, iniziato a fine luglio, «dopo un mese - continua - ha innescato l'incremento di pazienti ospedalizzati con sintomi e in terapia intensiva, e dopo 2 mesi inizia a riflettersi anche sui decessi». Bene dunque le mascherine anche all'aperto, conclude Cartabellotta, «visto che non conosciamo ancora il reale impatto della riapertura delle scuole e dell'ulteriore sovraccarico dei servizi sanitari conseguente alla stagione influenzale.

Tuttavia, per contenere la seconda ondata, in particolare nelle Regioni del centro-sud, bisogna potenziare e uniformare gli standard dell'assistenza sanitaria territoriale e ospedaliera, e ridurre l'elevato rischio di contagio sui mezzi pubblici».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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