Giallo della donna fatta a pezzi: la vittima uccisa altrove
Non ha ancora un nome il corpo di donna fatto a pezzi con una sega a motore trovato la sera del 30 dicembre, sparpagliato in una decina di sezioni in un campo di ulivi a Valeggio sul Mincio, nel Veronese, a pochi chilometri dalla sponda bresciana del Garda.
I Carabinieri lavorarono senza sosta per giungere all'identificazione della vittima. E anche se c'è l'impressione che la soluzione del primo rebus sia vicina, nessuno si sbilancia: troppe le tessere da mettere assieme, non solo quelle medico-legali, per arrivare a un'identità certa. Potrebbero servire alcuni giorni, confida un investigatore, perché alcuni dati sul passato di questa persona - gli ultimi spostamenti, le tracce digitali delle ultime attività, un semplice viaggio in macchina - devono arrivare da strutture della vita civile, che non hanno risposto nell'immediato.
E senza un nome è difficile tracciare una pista attendibile per la soluzione del delitto. È certo che la donna, una giovane di 30-40 anni, di carnagione bianca, non è stata uccisa dov'è stata trovata. Chi l'ha assassinata, sezionandola dopo la morte, ha trasportato con dei sacchi i monconi del cadavere, abbandonandoli nel campo. Addosso la vittima aveva solo la biancheria intima. La testa, con i capelli castani, e il volto sono rimasti integri. È altrettanto sicuro che la macabra messinscena - le parti sezionate erano sparse a semicerchio in un raggio di 3-4 metri - risale a non più di 24 ore prima della scoperta.
A trovarsi davanti il corpo smembrato, scambiandolo inizialmente per un manichino, è stata una donna della zona, che il giorno prima era passata nello stesso posto per andare ad abbeverare il suo cavallo. E non c'era nulla. Un luogo isolato tra la campagna e la prima collina, coltivata ad ulivo, ma facilmente accessibile la frazione di Gardoni, grazie ad una serie di stradine salgono verso il borgo.
La prima ispezione cadaverica eseguita all'ospedale di Verona ha permesso di capire solo che l'amputazione multipla è stata fatta quando la donna era già morta. Le verifiche sulle denunce di scomparsa escluderebbero che si tratti di una persona di cui le forze dell'ordine stavano cercando le tracce. Secondo indiscrezioni, non sarebbero inoltre emersi elementi che portino ad inserire la vittima in ambienti pericolosi od equivoci. Un mistero fitto insomma, alla cui soluzione lavorano i Carabinieri del Reparto operativo di Verona, quelli della Compagnia di Peschiera, e gli specialisti del Ris.
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