Genova, tre anni fa alle 11.36 crollava in ponte Morandi
La pioggia incessante, il temporale, all'improvviso un boato sordo e una nuvola di fumo che si alza da terra. Quando si dissolve sono solo macerie, lamiere, urla disperate, distruzione e morte. Tre anni fa, alle 11.36 della vigilia di Ferragosto, il viadotto Polcevera dell'autostrada A10, noto a tutti come ponte Morandi dal nome dell'ingegnere che lo progettò, crolla sotto il peso dell'incuria.
Il collasso
Durante una tempesta che imperversa sulla città la pila numero 9, che sovrasta via Perlasca sulla sponda sinistra del torrente, collassa insieme agli stralli e si porta dietro circa 200 metri di impalcato che precipitano da 45 metri d'altezza nell'alveo, sulla strada e sulle strutture sottostanti. Il bilancio finale è di 43 vittime, la maggior parte persone che transitavano sul tratto interessato, e 11 feriti. Per il pericolo di ulteriori cedimenti vengono sfollate nel giro di poche ore 566 persone dai palazzi sotto la pila 10: non rientreranno mai più nelle loro case, se non per recuperare i propri beni.
Lo stato di emergenza
Il 15 agosto il Governo dichiara subito lo stato d'emergenza che successivamente verrà prorogato per altri tre anni. Dopo un lungo dibattito sul destino del ponte, finito di costruire nel 1967 e simbolo architettonico del boom economico, si decide di demolirlo e ricostruirlo integralmente. Per accelerare le procedure il governo Conte vara il decreto Genova che introduce numerose semplificazioni amministrative e mette tutto nelle mani di un super-commissario dotato di poteri straordinari: il sindaco Marco Bucci.
È il fondamento di ciò che in seguito verrà chiamato «modello Genova» ed è la base giuridica di tutti gli indennizzi riconosciuti per l'emergenza. Due consorzi si aggiudicano la partita, da cui viene esclusa la società Autostrade: quello dei demolitori (Fagioli, Omini, Ipe Progetti, Ireos) e quello dei costruttori (WeBuild, Fincantieri, Italferr) che prenderà il nome «Per Genova».
L'esplosione che chiude un'epoca
La maxi inchiesta
È quanto risulta dalla maxi inchiesta coordinata dal procuratore capo di Genova Francesco Cozzi e chiusa dopo quasi due anni con 69 indagati oltre alle due società Autostrade per l'Italia e Spea Engineering, responsabile delle manutenzioni. Due gli incidenti probatori, oltre 200 testimoni ascoltati, migliaia di intercettazioni, 60 terabyte di materiale sequestrato.Secondo i periti del Gip il crollo è avvenuto a causa della corrosione di uno strallo che sorreggeva la pila 9: il 99% dei trefoli d'acciaio all'interno erano danneggiati. Tra i 59 rinviati a giudizio c'è l'ex amministratore delegato di Aspi, Giovanni Castellucci.
Il 15 ottobre inizierà il processo con l'udienza preliminare davanti alla gup Paola Faggioni. Le accuse a vario titolo sono di crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio stradale, omicidio colposo plurimo, falso, omissione d'atti d'ufficio e rimozione dolosa di dispositivi per la sicurezza sui luoghi di lavoro.
Il nuovo viadotto progettato da Renzo Piano
Genova, tre anni dopo
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