Gallera: «L'audio dimostra che la Regione voleva la zona rossa»
«Dichiarare la zona rossa di Nembro e Alzano spettava al governo e la Regione Lombardia si era «attivata prontamente per chiederla» tanto da chiamare per un incontro «dal vivo» il ministro Roberto Speranza. Dopo la pubblicazione di parte dell'audio di quella riunione dal sito del Corriere della Sera, l'assessore al Welfare Giulio Gallera rivendica di aver spiegato che in quella zona si era creato un nuovo focolaio. La riunione, dice, si è tenuta il 4 marzo.
Il giorno prima lui aveva sentito il presidente dell'Iss Silvio Brusaferro che «mi aveva detto stiamo facendo un verbale» per chiedere appunto l'istituzione della zona nella Bergamasca e che lo avrebbe consegnato al governo «in serata». Non ritiene che nell'audio ci sia una sottovalutazione di quanto stava succedendo. «Diciamo che tutto quello che abbiamo fatto finora non porta nessun segnale minimo di contenimento» dice il ministro che chiede spiegazioni e la task force della Regione, Gallera e il governatore Attilio Fontana, in collegamento, «è un po’ presto».
Poi si parla del nuovo focolaio che si sta affacciando. «Secondo me, l'idea della zona rossa lì, al di là che dia il messaggio che magari non è perfettamente lì (...) però là c'abbiamo il secondo focolaio (...) sta crescendo e là non c'è la percezione perché chi abita lì (...) questi continuano a uscire, vanno in giro». E ancora «quindi bisognerebbe proprio (...) l'Iss che ha fatto la proposta (...)». «Avevamo la consapevolezza che a Roma non avevano la percezione della gravità di quanto stava accadendo - racconta - e abbiamo chiesto al ministro di venire».
Speranza è dunque arrivato, spiega Gallera, con il direttore della programmazione sanitaria, Andrea Urbani, per «una riunione con la task force». «L'audio è una evidenza assoluta della tempestività e della modalità con cui ci siamo mossi», tant'è che sulla zona rossa Bergamasca il ministro assicura «Sì, sì, ci stanno ragionando (...) Appena rientro, provo (...)».
«E il 5 marzo - osserva Gallera - sono arrivati i militari» anche se poi della zona rossa non si è più fatto nulla. Anche di un'altra zona rossa si era parlato in precedenza, il 23 febbraio, per allargare quella Lodigiana a una decina di altri Comuni, anche del Cremonese, fra cui Pizzighettone. «Noi avevamo individuato questi altri Comuni del Lodigiano e del Cremonese perché le persone interagivano negli stessi bar, nei luoghi di incontro. Ma il governo ha detto che non c'erano forze dell'ordiine sufficienti. E ancora una volta chi ha deciso - conclude Gallera - è stato il governo».
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