Italia e Estero

Filiera false griffe, perquisizioni e sequestri in sei regioni

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ANCONA, 14 FEB - Smantellata nel Maceratese un'intera filiera di produzione e commercializzazione di falsi prodotti griffati che aveva ramificazioni in sei regioni. Con l'operazione "Fake Dress" i finanzieri del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Macerata, all'esito di complesse indagini, dirette e coordinate dalla Procura di Macerata, hanno sequestrato circa 170mila articoli tra capi d'abbigliamento, accessori e packaging, 15 cliché per riprodurre marchi di alta moda, due immobili adibiti ad opifici, 22 macchinari adibiti a stirare, cucire etichette, realizzare ricami di marchi di aziende internazionali. Sono 17 gli indagati per contraffazione e ricettazione; sette le persone giuridiche deferite per responsabilità amministrativa dell'ente. I prodotti bloccati, abilmente contraffatti, avrebbero fruttato ricavi per oltre un milione di euro se fossero stati immessi sul mercato. Il servizio ha tratto origine da un controllo di routine presso un outlet di moda in provincia di Macerata dove i militari del Nucleo hanno rinvenuto migliaia di capi di abbigliamento recanti il marchio contraffatto di note maison edaltri che, dai preliminari accertamenti eseguiti, sono risultati contraffatti. Le indagini si sono poi focalizzate a individuare i soggetti coinvolti nella produzione e nello stoccaggio della merce. Dall'esame di smartphone in uso agli indagati sono emerse spedizioni nazionali e internazionali che dimostravano rapporti commerciali tra le persone coinvolte. Per disarticolare la catena logistica, organizzativa e strutturale della filiera illecita e l'irregolare commercializzazione, le fiamme gialle maceratesi, con supporto di altri reparti sul territorio, hanno eseguito 26 perquisizioni in sei regioni in base a decreti dalla Procura. I capi di abbigliamento contraffatti venivano prodotti, spediti tramite i corrieri e posti in vendita sugli scaffali di insospettabili negozi di abbigliamento in diverse regioni italiane, a ignari clienti finali che pagavano per prodotti, spacciati come "outlet" o "provenienti da stock", un prezzo leggermente inferiore a quello di vendita stabilito dalle aziende. I finanzieri hanno scoperto dunque una vera e propria unità produttiva di fatto, parallela a quella ufficiale, in possesso di tutti i macchinari e materiali necessari nelle diverse fasi del ciclo produttivo dei capi contraffatti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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