Figlia donna uccisa, 'era terrorizzata, non è stata tutelata'

TRIESTE, 19 APR - "Non perdonerò mai mio padre. La mamma voleva solo essere libera e felice. Non è stato fatto abbastanza per aiutarla". Sono le parole di Miriam Saadi, 21 anni, figlia di Samia Bent Rejab Kedim, 46 anni, uccisa giovedì a Udine dall'ex marito, Mohamed Naceur Saadi, 59 anni, poi morto in un incidente stradale. Parlando al Messaggero Veneto, Miriam racconta: "La mamma aveva subito più volte violenze da lui", "era stata minacciata di morte più volte. Era terrorizzata". L'uomo era sottoposto agli arresti domiciliari a Monfalcone, con il braccialetto elettronico, ma nei frangenti in cui poteva uscire ha raggiunto Udine. "Non è possibile che sia successa una cosa simile - si sfoga Miriam - ora siamo rimasti soli, io, mia sorella Sabrina e mio fratello, ancora minorenne", che ha dato l'allarme. "Quando è arrivato davanti alla porta di casa ha subito capito, dalle urla e dai rumori, che stava succedendo qualcosa di grave. Ha tentato di aprire la porta per aiutare la mamma ma non ci è riuscito. Era disperato. Perché a mio padre sono stati concessi due giorni liberi ogni settimana? Non dovevano lasciarlo uscire e la mamma doveva essere tutelata. Chiediamo giustizia e vogliamo anche capire che cosa non ha funzionato. Chi ha sbagliato deve pagare". L'uomo, tre giorni fa, si era presentato in tribunale a Udine per la prima udienza della separazione giudiziale. Non accettava l'idea di lasciare libera Samia. "La mamma - conclude Miriam - lo aveva denunciato più volte ma poi, per paura e per il timore di danneggiare la famiglia, aveva sempre ritirato le denunce. Alla fine aveva trovato il coraggio e mio padre era finito in carcere ma non è servito perché lo hanno fatto uscire. Una donna che presenta così tante denunce, anche se poi le ritira, va aiutata. Invece nessuno ha fatto nulla".
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