Fca: «Emissioni, chi ci paragona a Volkswagen fuma cose illegali»
Gli Stati Uniti accusano Fca di violazione delle norme sulle emissioni per le auto diesel, con l'uso di un software illegale per aggirare i test. Accuse per le quali rischia una sanzione fino a 4,63 miliardi di dollari. Immediata la reazione del titolo Fca, ma anche la contro reazione: se infatti, è affondato nella giornata di ieri a Piazza Affari e Wall Street, arrivando a perdere fino al 18%, ma oggi in apertura, dopo le replice dell'ad Sergio Marchionne a mezzo stampa, la casa automobilistica ha recuperato terreno, volando in apertura a +7,4% e stabilizzandosi poi sul +5%.
Fca si difende, spiegando di rispettare le regole e dicendosi pronta a collaborare. Il caso Fca «non ha nulla in comune con Volkswagen» afferma secco Sergio Marchionne. A pochi giorni dall'addio dell'amministrazione Obama e a poche ore dal patteggiamento da 4,3 miliardi di dollari con Volkswagen per il dieselgate, l'Agenzia per la Protezione Ambientale americana punta il dito contro Fca, accusandola di aver usato un software per aggirare i test sulle emissioni diesel, consentendo così emissioni superiori ai limiti su circa 104.000 auto.
Nel mirino delle autorità americane ci sono i Jeep Grand Cherokee e i Dodge Ram con motore 3 litri diesel. Le violazioni di cui Fca è accusata implicano una sanzione fino a 44.539 dollari per auto, per un totale di 4,63 miliardi di dollari. In base agli stessi calcoli, Volkswagen per il dieselgate avrebbe potuto pagare una sanzione massima di 17 miliardi di dollari. «Non comunicare» l'esistenza di un «software che influenza le emissioni è una seria violazione della legge, che può tradursi in un pericoloso inquinamento dell'aria che respiriamo» afferma l'Agenzia per la Protezione Ambientale in una nota.
«Da mesi discutiamo con Epa e con le autorità che ci hanno chiesto molto materiale sul funzionamento dei nostri motori. Le nostre emissioni sono riportate chiaramente, tutto e' alla luce del sole». Cosi' l'Ad di Fca, Sergio Marchionne, in un'intervista a la Repubblica che, quanto al paragone con il caso Volkswagen, poi dice: «Volkswagen ha montato un dispositivo che era in grado di distinguere quando l'auto si trovava al test e quando si trovava su strada. Il nostro software si comporta sempre allo stesso modo. Chi ci paragona al gruppo tedesco ha fumato qualcosa di illegale».
Marchionne respinge le accuse di aggirare le regole: «Questa e' la cosa che mi fa incavolare di più. Se mettono in dubbio la mia coerenza morale, posso sopravvivere. Ma non tollero che lo si faccia sulle spalle delle decine di migliaia di persone che lavorano nella nostra azienda». Quanto al possibile scontro politico sul caso, l'Ad osserva: «Spero e voglio continuare a credere che non sia così. Certo la tempistica colpisce. Evidentemente c'era qualcuno all'Epa che doveva chiudere il dossier, fare pulizia sulla scrivania prima dell'arrivo della nuova amministrazione. Ma voglio sperare che non sia una vicenda politica. A Obama, alle sue scelte, Chrysler deve la rinascita. In ogni caso noi continuiamo a confrontarci con tutti, anche con la prossima amministrazione Trump. Lo si poteva fare serenamente, come e' accaduto in questi mesi. Non c'era bisogno dei toni moralistici che sono stati usati».
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