Italia e Estero

Fase 2 al ristorante, un metro tra i tavoli nel piano di Fipe

Stilate con consulenti scietifici le linee guida della proposta avanzata dai ristoratori in vista della riapertura
Schermi protettivi vengono installati in un ristorante di Trastevere, a Roma - Foto Fabio Frustaci / Ansa © www.giornaledibrescia.it
Schermi protettivi vengono installati in un ristorante di Trastevere, a Roma - Foto Fabio Frustaci / Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Un metro di distanza tra i tavoli e mascherine al personale di sala e cucina, come da indicazioni delle autorità sanitarie. Accessi differenziati, dove possibile, per i clienti in entrata e quelli in uscita, pagamenti preferibilmente digitali direttamente al tavolo, monitoraggio quotidiano delle condizioni di salute dei dipendenti, pulizia e sanificazione dei locali, gel igienizzante a disposizione di tutti.

Sono solo alcune delle misure che i ristoratori italiani sono pronti a predisporre immediatamente, per favorire una riapertura il più rapida possibile delle loro attività dopo le limitazioni imposte dal coronavirus. Proposte contenute in un protocollo stilato da un gruppo di lavoro organizzato dalla Fipe, la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi, sotto la supervisione scientifica di un qualificato infettivologo. «Il mondo della ristorazione è pronto a ripartire, impegnandosi a garantire la sicurezza», spiega il presidente di Fipe, Lino Enrico Stoppani, sottolineando la necessità che «le istituzioni supportino economicamente il settore in questa fase transitoria».

Nel protocollo, di 35 pagine, si rappresentano le procedure di sicurezza da applicare in bar, ristoranti e servizi di catering. «Per realizzare questo protocollo - prosegue il presidente - abbiamo seguito le indicazioni delle autorità sanitarie e ci siamo avvalsi di una consulenza scientifica di primo livello. Abbiamo messo a disposizione delle autorità competenti il nostro documento come riferimento operativo, ma è chiaro che abbiamo bisogno anche di molto altro supporto. Le misure di sostegno all'economia finora approntate non sono state pensate per i pubblici esercizi, con la conseguenza che 50mila imprese rischiano di non riaprire».

«Serve un segnale forte da parte dell'esecutivo, sui temi degli indennizzi per chi ha subito ingenti perdite di fatturato, della liquidità, della fiscalità, degli strumenti di protezione sociale come la cassa integrazione, oltre che interventi per le locazioni commerciali. La fase due dovrà essere accompagnata da provvedimenti mirati a tenere in vita la qualificata rete dei pubblici esercizi, con il loro grande valore, anche sociale, evitando l'esplosione dei tassi di mortalità, la dispersione di professionalità faticosamente costruite, l'infiltrazione della criminalità.

Per essere chiari, un locale che vedrà ridimensionato il suo numero di coperti o comunque ridotta la sua attività, ha bisogno di sostegno, anche in tema di tributi locali», spiega il presidente della Fipe, che conclude: «Confido e spero che il Governo predisponga calibrati interventi in aiuto del sistema turistico italiano, di cui i pubblici esercizi sono la componente essenziale, all'interno di un piano strategico di lungo periodo, con investimenti a supporto della domanda, con la semplificazione delle regole e l'innovazione delle politiche».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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