Family Day, in tremila da Brescia per dire no alle unioni civili
È un messaggio forte e chiaro quello arrivato dalla folla riunita al Circo Massimo per il Family Day, promosso dal «Comitato difendiamo i nostri figli» per dire no alle unioni civili.
Gli organizzatori parlano di «due milioni di persone» in piazza, in una manifestazione in cui gli applausi più convinti, praticamente un’ovazione, sono stati riservati al loro leader, Massimo Gandolfini, quando - tra una citazione del Papa e un appello ai parlamentari e alla loro libertà di coscienza - ha detto che «non si tratta di fare qualche modifica o interventi di maquillage», la nuova legge «va respinta totalmente», di fatto riscritta dalla prima all’ultima parola.
«Al momento delle elezioni dovremo ricordare chi si è messo dalla parte della famiglia e dei bambini e chi se ne sarà dimenticato rendendo possibile l’abominevole pratica dell’utero in affitto», ha detto Gandolfini. «Si inventano nuovi istituti giuridici come l'affido rafforzato - ha poi aggiunto ma è solo un tentativo surrettizio di far passare l'adozione» per le coppie omosessuali.
Del resto, «no Cirinnà» è stato lo slogan più gettonato della manifestazione, ed il nome della relatrice del provvedimento il più presente sugli striscioni esibiti dai manifestanti, una galassia di gruppi e associazioni (da Alleanza cattolica al Cammino neocatecumenale, dal Movimento per la vita ai Diritti per la vita e tanti altri ancora), ma soprattutto da un numero impressionante di nuclei familiari, molti dei quali con bambini al seguito.
«La vita non si compra», «Sono per un amore libero e non libertino» «Famiglia sogno di Dio, Cirinnà incubo di tutti», «Ci piace la diversità, vogliamo una mamma e un papà», «La natura non si cambia, la vita non si compra», era scritto su decine e decine di cartelli e manifesti. E non mancava nemmeno un «#Renzi ci ricorderemo», allusione esplicita ad un eventuale resa dei conti elettorale.
Alla fine, tra i più applauditi - nella lunga serie di interventi dal palco - c’è stata Jennifer Lahl, responsabile del Centro di bioetica e cultura della California, pasionaria Usa della lotta alla maternità surrogata: «Vengono negli Usa a comprare bimbi che non conosceranno mai le loro madri e non saranno mai amati dalle loro madri. Ma la maternità surrogata sfrutta le donne, le rende schiave in nome del profitto e vola i diritti umani fondamentali».
Da Brescia sono arrivati in tremila, suddivisi in 40 pullman partiti da città e provincia.
La spedizione maggiore arrivava dalla parrocchia di S. Rocchino. Folte rappresentanze anche da Gottolengo, Manerbio, Lumezzane, Desenzano, Gargnano e Toscolano.
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