Europee 2019, si consolidano gli euroscettici di Salvini e Le Pen
A meno di cento giorni dalle elezioni europee, il fronte euroscettico avanza. Una prospettiva certificata dal primo sondaggio ufficiale pubblicato dall’ufficio stampa del Parlamento europeo sulle intenzioni di voto nei 27 Stati membri in vista della scadenza del 23-26 maggio.
Gli equilibri nell’Eurocamera sono destinati a cambiare anche se il Ppe, il gruppo che riunisce tutte le forze cristiano democratiche e che oggi esprime il presidente della Commissione (Juncker), il presidente del Consiglio (Tusk) e il presidente del Parlamento (Tajani) dovrebbe restare primo partito con 183 seggi: sarebbero 34 in meno rispetto agli attuali 217. Ma il vero tracollo sarebbe quello dei socialisti e democratici (di cui fa parte anche il Pd) che dagli attuali 186 scenderebbe a 138.
In Europa siamo sì di fronte ad una vera e propria crisi della socialdemocrazie ma va tenuto conto che alla pattuglia vengono a mancare nel computo anche i 20 laburisti britannici, visto che con la Brexit ancora fissata per il 29 marzo non ci saranno più eurodeputati dal Regno Unito. Questo avrà effetto anche sul numero di seggi al Parlamento europeo che passeranno dagli attuali 750 a 705. Ma è chiaro che l’arretramento dei due partiti che in questa legislatura hanno costruito l’alleanza politica per governare l’Europa resta evidente: per mantenere l’attuale consistenza in un emiciclo con 705 seggi il Ppe dovrebbe rimanere quota 204; mentre l’S&D dovrebbe attestarsi a 174.
I numeri sono invece impietosi e così se le forze cosiddette europeiste vogliono mantenere la maggioranza che sarà fissata a 353 dovranno allargare la coalizione all’Alde (i liberal democratici) di Verhofstadt e dei macronisti di En Marche pour la Republique: dagli attuali 68 dovrebbe salire a 75 eletti. L’altra forza europeista nell’Eurocamera sono i Verdi (dovrebber passare da 52 a 45) che da tempo si dichiarano pronti a sostenere una coalizione alternativa a quella sovranista: la loro sostanziale tenuta è legata al fatto di essere oggi il secondo partito in Germania, con buone previsioni anche in Francia e in altri Paesi del centro Europa.
Con la pubblicazione dei primi sondaggi ufficiali, però, l’attenzione è tutta per i partiti nazionalpopulisti (o come si dice ora sovranisti) ed euroscettici che oggi in Parlamento sono presenti con tre gruppi che a vario titolo si posizionano nella zona destra dell’emiciclo: l’Enf di Salvini, Wilders e Le Pen; Ecr con i polacchi, i populisti nordici (ma soprattutto i conservatori inglesi che la prossima volta non ci saranno) e l’Efdd del M5S e dell’Ukip di Farage. Ci sono, poi, gli euroscettici di sinistra rappresentati dal gruppo Gue che raccoglie Podemos, Syriza, Rifondazione e i la sinistra nordica.
A questa galassia variegata che comprende tutte le forze che a vario titolo e da varie prospettive contestano l’Europa si aggiungono partiti oggi presenti ma non iscritti come i neonazisti greci di Alba Dorata o gli ungheresi ultranazionalisti di Jobbik. Alle prossime elezioni potrebbero aggiungersi i neofranchisti spagnoli di Vox (accreditati di 8 seggi potenziali).
Nel Parlamento europeo uscente sono complessivamente 153 i rappresentanti di partiti nazionalpopulisti (si tratta della somma di Enf, Ecr, Efdd). Secondo i sondaggi pubblicati ieri il numero aggregato resterà pressoché identico, ma il gruppo Enf avrà una crescita consistente grazie alla Lega di Salvini oggi primo partito in Italia e al Rassemblement National della Le Pen che dovrebbe confermarsi prima forza alle Europee in Francia come 5 anni fa. A questi si dovranno aggiungere i deputati di Alternative fuer Deutschland (almeno 12) e tutta una serie di neonati partiti. Insomma uno scenario ancora tutto da interpretare ma che non vede il sorpasso degli euroscettici sulle forze europeiste. Nonostante i molti proclami degli ultimi mesi.
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