Italia e Estero

Escursionista francese morto: inchiesta sui soccorsi italiani

È polemica sulla gestione del sistema d’emergenza. La norma Ue sul 118 è inapplicata, In Lombardia l’app di Areu ha la geolocalizzazione
Il trasporto del corpo del 27enne francese Simon Gautier - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
Il trasporto del corpo del 27enne francese Simon Gautier - Foto Ansa © www.giornaledibrescia.it
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Riuscì a chiedere aiuto, a dire che stava morendo. Simon Gautier al telefono con il 118 della Basilicata chiese più volte di essere aiutato, perché era caduto in una scarpata e perché aveva le gambe rotte. Poi probabilmente perse i sensi e immediatamente dopo morì. Ci sono voluti nove giorni per ritrovare il corpo del turista francese 27enne caduto, lo scorso 9 agosto, in una scarpata della zona di Belvedere di Ciolandrea, a San Giovanni a Piro, in provincia di Salerno. E ciò che ora sembra chiaro è che Simon sia morto subito dopo la caduta, dopo neanche un’ora. La frattura di una gamba, in particolare, avrebbe rescisso l’arteria femorale e di conseguenza avrebbe causato un’emorragia. Sul caso c’è anche un’inchiesta della Procura di Vallo della Lucania, che cercherà di stabilire se i soccorsi siano o meno partiti in ritardo.

Su questo sfondo si scatenano dure polemiche sul ritardo dell’Italia nell’applicazione del sistema di geolocalizzazione per le emergenze nonostante la direttiva Ue che lo rende obbligatorio. «Se l’Italia avesse messo in pratica la direttiva recepita nel 2009, Simon Gautier sarebbe stato immediatamente geolocalizzato, soccorso in tempi rapidissimi, e forse con esiti ben diversi», denuncia il presidente nazionale della Società italiana sistema 118 Mario Balzanelli. «Questa vicenda rende palese l’insostenibile fatto che in Italia le Centrali Operative 118 siano ancora prive del sistema di geolocalizzazione delle chiamate d’emergenza, pur previsto dal decreto del Ministero dello sviluppo economico del 2009».

E sottolinea che in Italia non è ancora disponibile il sistema tecnologico Advanced Mobile Location grazie al quale, pure in assenza di rete internet, dallo smartphone di chi richieda il soccorso parte immediatamente un sms al 112 che comunica le coordinate GPS corrispondenti esattamente al punto in cui si trova la vittima. Balzanelli spiega l’enorme ritardo con cui si sta muovendo la macchina dell’emergenza e punta il dito contro la scelta, solo italiana, di avere un numero unico per tutte le emergenze: «Nonostante l’Europa abbia sancito che il 112 si affianchi ai numeri nazionali dell’Emergenza, e non che li sostituisca, il nostro modello 112 invece, ha di fatto paralizzato l’implementazione della tecnologia obbligatoria di geolocalizzazione».

Finora 10 Paesi su 19, a partire dalla Francia, hanno realizzato il modello. «Se Gautier avesse chiesto aiuto nel suo Paese, sarebbe stato soccorso subito. Ora, tutto questo non è stato fatto in Italia», dice amaramente il presidente del 118. Il risultato di questa politica ha prodotto «tempi più lunghi, costi maggiori, soccorsi più lenti. Proprio un bel guadagno per gli italiani e per chi si trovi in Italia», conclude.

In Italia esisteva lo Stag - il Servizio Telefonico Atti Giudiziari di Telecom Italia - che permetteva di avere il numero telefonico di eventuali chiamate perse, abbandonate o mute (tempo approssimativo in eccesso di 5 minuti), quando vi erano i sistemi tecnologici che non ti permettevano di vedere il numero. Inoltre Carabinieri o Polizia hanno a disposizione il raggio di localizzazione della chiamata (tempo stimato approssimativo in eccesso di 5/10 minuti). In Lombardia esiste «WhereAreU», un’applicazione creata da Areu, l’agenzia regionale che gestisce l’emergenza sanitaria, che consente in caso di utilizzo alcune funzioni a favore delle categorie con disabilità ma anche una più facile geolocalizzazione.

 

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