Elezioni politiche, cosa c'è da sapere sui simboli dei partiti
Nella grande architettura democratica ci sono regole e meccanismi ben precisi che guidano l'intero sistema. Un «treno» di adempienze che, passo dopo passo, accompagnano e traghettano il periodo elettorale al giorno chiave: il voto. Tra questi passi, c'è anche quello del deposito dei simboli.
La questione delle firme
La consegna dei contrassegni per le Politiche 2022 al Viminale si è chiusa il 14 agosto con 101 schede appese nelle quattro bacheche. Solo una piccola parte di questi simboli, però, finirà effettivamente sulla scheda elettorale. Fatta eccezione per i partiti che hanno potuto godere dell'esenzione, c'è infatti chi deve raccogliere le firme per potersi proporre alla sfida elettorale. Come funziona? Per potersi presentare su tutto il territorio nazionale servirebbero circa 73.500 firme.
La legge dice però che «in caso di scioglimento della Camera dei deputati che ne anticipi la scadenza di oltre 120 giorni, il numero delle sottoscrizioni è ridotto alla metà», dunque 750 firme per ogni collegio plurinominale. È necessario quindi raccogliere complessivamente 56.250 firme (36.750 per la Camera e 19.500 per il Senato), ma visto che chi firma per la Camera spesso lo fa anche per il Senato, la soglia è di 36.750 persone. Sottoscrizioni che devono essere autenticate da funzionari pubblici o notai e avvocati.
Nel decreto Elezioni, varato dal Governo il 5 maggio scorso, sono previste poi delle esenzioni: l'articolo 6 bis del provvedimento stabilisce che possono presentare le liste senza raccogliere le firme «i partiti o gruppi politici costituiti in gruppo parlamentare in almeno una delle due Camere al 31 dicembre 2021», dunque Pd, Lega, Fratelli d'Italia, Forza Italia, M5s, Liberi e Uguali, Italia Viva e Coraggio Italia.
Dal deposito alle schede
C'è poi chi deposita il simbolo senza nemmeno avere realmente l'obiettivo di provare a vederlo stampato sulla scheda. Per alcuni il deposito rappresenta semplicemente una testimonianza, un messaggio o un certificato di esistenza della forza politica, per altri ancora un modo per evitare che altri possano «scippargli» lo stesso simbolo o depositarne uno simile.
È importante ricordare che l'ordine di deposito non influisce in alcun modo sulla posizione delle liste all'interno della scheda elettorale. La «geografia» - solo per chi si presenterà effettivamente - sarà infatti stabilita mediante sorteggio e sarà differente di circoscrizione in circoscrizione.
Simbolo del partito e simbolo elettorale
Il simbolo di un partito e il suo contrassegno elettorale non si equivalgono per forza. Un esempio? Il Partito democratico quest'anno si presenta con la scritta «Italia democratica e progressista», mentre nel 2008 si presentò con la scritta «Veltroni presidente». In nessun caso il simbolo ufficiale del Pd è cambiato, anzi: dalla fondazione del partito ad oggi è sempre rimasto lo stesso. Capita spesso, infatti, che un partito inserisca nel proprio contrassegno elettorale vari elementi che vanno ad affiancare o ad arricchire il simbolo «base».Altro esempio: la Lega alle Europee del 2014 inserì la scritta «basta euro» e la pulce dei Freiheitlichen. Il contrassegno è dunque ciò che finisce sulla scheda, con cui una forza politica si presenta per una specifica elezione. Spesso parte dal proprio simbolo, ma inserisce elementi legati a quello specifico voto: il nome del candidato, una frase programmatica, un partito con cui ha stipulato un'alleanza.
Questo è legato anche al fatto che in Italia, diversamente da altri Paesi, votiamo inserendo i contrassegni distintivi dei partiti. Non sempre è così: in Germania, ad esempio, le candidature sono elencate esclusivamente con il testo.
Pulce, bicicletta e minoranze linguistiche
Qualche riga più in su abbiamo citato «la pulce». Che cos'è? Si tratta della versione ridotta (ossia in formato mini) di un simbolo inserita all'interno di un altro contrassegno. Affiancare sullo stesso piano due simboli di partito in un contrassegno, come fatto ad esempio da Azione e Italia Viva, è definito «bicicletta», perché ricorda appunto le ruote della bici.
L'occasione per spiegare un'altra curiosità la fornisce l'alleanza Sinistra italiana ed Europa Verde. In questa tornata elettorale, questa è stata la prima formazione a depositare il contrassegno con due varianti per le minoranze linguistiche: una prima in tedesco e ladino e una seconda in sloveno.
Idonei e non
Nella prima valutazione il ministero dell'Interno ha ammesso 70 dei 101 contrassegni depositati. Sono dunque 14 quelli che non hanno passato il vaglio, mentre 17 hanno avuto 48 ore per presentare integrazioni in quanto «non consentono la presentazione di liste». Tra quelle che non hanno superato il vaglio ministeriale ci sono anche la lista dell'ex pm Palamara (Palamara oltre il Sistema), Italiani con Draghi Rinascimento, Up con de Magistris e il primo simbolo depositato del Partito Liberale Italiano. Stop anche al Movimento politico Libertas; Partito Pensionati al Centro; Democrazia cristiana; Pensiero e Azione - Ppa, Popolo Partite Iva; L'Italia sè desta, Lega per l'Italia, Partito federalista italiano. Tra i non ammessi anche Sud chiama Nord dell'ex M5s Dino Giarrusso, che ha poi ritirato il simbolo.
Verifiche e ricorsi
Alcune bocciature erano date pressoché per scontate, come quella del contrassegno di Italiani con Draghi, un'iniziativa politica di cui il premier Mario Draghi non era a conoscenza, come hanno chiarito direttamente da Palazzo Chigi. Ora, scavalcata anche la fase dei ricorsi, cinque simboli sono stati reintegrati: si tratta di Palamara oltre il sistema Peretti Liberazione Democrazia Cattolica Liberale, Partito federalista italiano, Popolo partite Iva e Italia sé desta.
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