Italia e Estero

Elezioni, Gelmini: «Bene l'alleanza con il Pd, in lista con Azione per l'agenda Draghi»

La ministra uscente Mariastella Gelmini commenta il patto tra Letta e Calenda e la sua scelta di entrare in Azione
La ministra uscente Mariastella Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
La ministra uscente Mariastella Gelmini - © www.giornaledibrescia.it
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«Di fronte a chi strizza l’occhio al presidente russo Putin, al sovranismo e al populismo, io non ho dubbi e so da che parte stare». Gli elettori che l’hanno sostenuta nella lunga militanza in Forza Italia «capiranno la mia scelta di responsabilità», contro «chi ha mandato a casa un premier autorevole e stimato nel mondo come Mario Draghi» in una fase drammatica dal punto di vista economico e della politica internazionale.

La ministra uscente per gli Affari regionali, Mariastella Gelmini, fresca di ingresso in Azione, commenta la svolta di giornata, l’intesa elettorale fra Enrico Letta (Pd) e Carlo Calenda (Azione). Annuncia la sua candidatura nel proporzionale e conferma l’impegno anche sulla scena politica locale. E a chi, fra gli ex compagni di strada del centrodestra, l’accusa di avere tradito, ribatte - in tono pacato ma fermo - che sono Forza Italia e la Lega ad avere tradito la loro vocazione.

Onorevole Gelmini, è soddisfatta dell’accordo fra Letta e Calenda?

Certamente. Con questo patto si rafforza l’area che ha sempre sostenuto il presidente Mario Draghi, senza avere mai ostacolato il suo governo. Bisognava fare una scelta di campo perché le prossime elezioni del 25 settembre sono uno spartiacque e gli italiani saranno chiamati a scegliere tra chi sta con l’Europa e chi è alleato con Orban o Le Pen che, mentre continuano a piovere bombe sull’Ucraina, ha chiesto la revoca delle sanzioni contro Mosca. È nato un nuovo bipolarismo in Italia: tra chi sceglie Giorgia Meloni e chi la prosecuzione di un’esperienza come quella di Draghi.

Quali sono le ragioni politiche più profonde dell’intesa fra Pd e Azione?

Rigassificatori, riduzione delle tasse, revisione del Reddito di cittadinanza, attuazione del Piano nazionale di Ripresa e Resilienza, centralità dei territori. Il patto sottoscritto è un documento che riporta al centro l’agenda Draghi e conferma l’ancoraggio europeista e atlantista del nostro Paese: con le turbolenze internazionali a cui stiamo assistendo c’è la necessità di tenere l’Italia in assetto con l’Unione Europea e la Nato. Non devono esserci ambiguità. Non possiamo diventare il ventre molle dell'Occidente.

L’alleanza mette in campo forze politiche molto diverse fra loro: è una forza oppure una debolezza?

È un’alleanza con due aree ben distinte, quella liberal popolare guidata da Carlo Calenda e quella di sinistra guidata da Enrico Letta. C’è un patto comune su europeismo, atlantismo e ricette economiche, ma tra Pd e Azione restano delle differenze. Resto ancorata ad Azione, a quella forza politica che parla alle imprese, al mondo produttivo, ai professionisti, alle partite Iva. Perciò sarò candidata solo nella parte proporzionale. Non rinnego la mia storia, i miei valori. Sono convinta che si possa comunque lavorare insieme senza tradire la propria identità, come accaduto durante il governo Draghi.

Chi l’ha seguita in questi anni come parlamentare, dirigente, militante di Forza Italia può essere disorientato: come pensa di convincere i suoi elettori a darle di nuovo fiducia?

La pandemia prima, la guerra in Ucraina e la crisi energetica poi: questi ultimi anni hanno segnato profondamente gli italiani, cambiando il volto del Paese. Serve una proposta nuova in una stagione nuova. Una stagione avviata dal Governo Draghi, fatta di riforme, di investimenti, di visione, purtroppo bloccata da Forza Italia e dalla Lega, che pur di rincorrere Meloni nei sondaggi, hanno deciso di staccare la spina al governo e quindi al Paese. Sono certa che gli elettori capiranno la mia scelta.

Che reazioni ha raccolto?

In tanti, in queste settimane così turbolente, mi hanno contattato per ribadirmi il loro sostegno e manifestare la delusione, l’amarezza per l’irresponsabilità dimostrata da Forza Italia e Lega in un momento così difficile per l’Italia, colpevoli insieme ai grillini, di aver mandato a casa un premier autorevole e stimato nel mondo come Draghi. L’Italia chiedeva stabilità, non caos. Sarà responsabilità loro se a settembre, di fronte al caro energia e all’inflazione, non ci sarà un governo in carica in grado di rispondere alle reali emergenze del Paese, ma solo slogan e comizi elettorali. Le elezioni ci sarebbero state ugualmente tra qualche mese, e queste settimane sarebbero state utili all’esecutivo per mettere in sicurezza l’Italia.

Il suo percorso politico che conseguenze avrà a livello bresciano?

Credo che una forza moderata come Azione sia destinata ad espandersi in provincia così come a Brescia. La nostra provincia è tra le più dinamiche del Paese e il mondo dell’impresa va sostenuto, non tradito come invece hanno fatto di recente Lega e Forza Italia. Con il segretario provinciale Fabrizio Benzoni siamo già al lavoro per dare una casa ai tanti sindaci, amministratori locali e singoli cittadini che in questi giorni stanno manifestando interesse ed entusiasmo per il progetto di Azione.

Con che spirito affronta questa nuova campagna elettorale?

Sono abituata a guardare avanti e non nello specchietto retrovisore. La mia adesione ad Azione è convinta. Ripeto, guardo al futuro. Quella appena cominciata sarà una campagna elettorale non facile. D’altronde, se avessi voluto un seggio sicuro sarei rimasta in Forza Italia. Invece ho fatto una scelta diversa. Affronto le prossime settimane e la campagna elettorale con entusiasmo, come sempre, nella convinzione di stare dalla parte dei cittadini.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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