Due bresciani nell'irruzione degli skinhead a Como
Sono stati denunciati per violenza privata dalla Questura di Como quattro componenti del gruppo di tredici skinhead che martedì sera a Como hanno interrotto una riunione del coordinamento «Como senza frontiere» per leggere un «proclama» di denuncia firmato dall'Associazione culturale Veneto Fronte Skinheads.
Si tratta di giovani già noti alla Digos in quanto legati agli ambienti degli ultrà del Como. Ci sono altre quattro persone identificate: due provengono da Brescia e due da Mantova, e sono note per la loro attività negli ambienti neofascisti. Per dare un nome agli altri cinque partecipanti al blitz è stato chiesto l'aiuto della Questura di Vicenza perché l'associazione firmataria del documento ha sede a Lonigo (Vicenza).
Per ora la Questura di Como procede per il reato di violenza privata (articolo 610 c.p.), che punisce con la reclusione fino a 4 anni «chiunque, con violenza o minaccia, costringe altri a fare, tollerare od omettere qualche cosa».
Quanto accaduto a Como potrebbe inoltre configurare l'aggravante prevista dal codice (art. 339 cp) qualora la violenza o la minaccia è commessa «da più persone riunite, con scritto anonimo, in modo simbolico o valendosi della forza intimidatrice derivante da associazioni segrete, esistenti o supposte».
Gli investigatori, coordinati dalla pm Simona De Salvo e dal procuratore Nicola Piacente, stanno anche lavorando su come il gruppo di skinhead sia venuto a conoscenza della riunione di Como senza frontiere e come sia nata l'idea del blitz. Se necessario, potrebbero anche essere sentiti i volontari presenti alla riunione.
Nel loro blitz durante una riunione della rete di gruppi impegnati a favore l'integrazione dei migranti, nata dopo l'emergenza dell'estate 2016 alla stazione di Como, i militanti di estrema destra, tutti con teste rasate e giubbotto nero, hanno letto un «proclama» contro «l'immigrazionismo». Il documento si conclude con «basta invasione!» e con l'avverbio «ferocemente» messo prima della firma.
«I nostri attivisti non hanno reagito alle provocazioni e hanno atteso la fine della squallida buffonata cui erano loro malgrado testimoni dimostrando forza d'animo e fermezza», scrive Como Senza Frontiere. «Ci auguriamo una ferma condanna da parte delle istituzioni per questo attentato alla libertà collettiva, chiedendo che non sia lasciata agibilità politica a chi viola i principi della Costituzione».
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