Disastro del Gleno, il messaggio di Mattarella: «L'Italia non dimentica»
Sono trascorsi esattamente cent’anni dal disastro della diga del Gleno. Era il 1° dicembre del 1923 quando l’infrastruttura crollò, riversando sei milioni di metri cubi d’acqua tra la valle Camonica e la valle di Scalve, e provocando 359 morti.
Nel giorno in cui si commemora una delle più devastanti tragedie del secolo scorso, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha inviato a Mirella Cotti Cometti, sindaco del comune di Azzone e componente del comitato «Disastro del Gleno 1923/2023», il seguente messaggio: «Sono trascorsi cento anni dal giorno del disastro della diga del Gleno che si squarciò la mattina del 1° dicembre 1923, dopo nefasti e purtroppo trascurati annunci.
Milioni di metri cubi di acqua precipitarono sui paesi sottostanti, cancellando case, scuole, fabbriche, strade. Oltre 350 persone vennero travolte e uccise: molte di queste erano fanciulli. La morte, il dolore, la sofferenza impressero un segno indelebile sulle comunità e sulle valli. L’Italia intera non dimentica, come non possono dimenticare le genti che hanno ricostruito dopo la catastrofe.Esprimo apprezzamento e vicinanza ai Comuni di Angolo Terme, Azzone, Colere, Darfo Boario Terme, Schilpario e Vilminore di Scalve, promotori di iniziative che nella ricorrenza coinvolgono le loro comunità.
Il crollo della parte centrale della diga del Gleno fu la conseguenza di gravi responsabilità nella progettazione e nella costruzione, di sconcertanti omissioni nelle autorizzazioni e nei controlli.
Drammatiche lezioni di questa natura devono produrre maggiore lungimiranza e prudenza. Occorre che si affermi una visione di lungo periodo nella tutela delle persone nei territori, non condizionata da interessi contingenti o indegni opportunismi.
La memoria del disastro del Gleno contiene anche la solidarietà espressa alle comunità colpite e che sempre il nostro Paese ha manifestato con generosità e larga partecipazione di fronte alle difficoltà e ai bisogni in situazioni d’emergenza.
È un tratto della nostra storia e della nostra cultura che interpreta il valore prezioso dell’unità».
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