Ddl Zan impantanato al Senato, rischio rinvio a settembre
Il ddl Zan resiste in Aula, ma si fa sempre più concreto il rischio di essere rimandato a settembre. Senza una mediazione tra contrari e favorevoli il testo contro l'omotransfobia rimane bloccato nella palude di palazzo Madama. Di fatto oggi è scomparso dal calendario, almeno fino al 30 luglio, per far posto ai decreti Sostegni bis, Recovery, e P.a, e anche all'informativa del ministro Cartabia, così ha stabilito la capigruppo. Si tratta di decreti in scadenza che devono essere approvati prima della pausa estiva, il ddl intanto può attendere.
L'ostacolo non è solo il serrato programma d'Aula, il provvedimento viene braccato anche da oltre mille emendamenti depositati oggi alle 12. Proposte di modifica che chiedono per lo più di intervenire sugli articoli 1, 4 e 7: identità di genere, libertà di espressione e gender nelle scuole. La Lega ne propone 672, più 20 del senatore Roberto Calderoli. A sorpresa anche Italia Viva presenta 4 proposte di modifica, due a firma del capogruppo Davide Faraone insieme al collega Giuseppe Cucca e due di Cucca con il socialista Riccardo Nencini. Forza Italia ne deposita 134 mentre quelli di Fratelli d'Italia sono 127. Dalla sola senatrice Udc, Paola Binetti ne arrivano un'ottantina. Altri ancora dal Misto e dalle Autonomie.
Alle 16.30, quando riprendono i lavori dell'Assemblea, sono 35 gli iscritti a parlare che si traducono in oltre 6 ore di interventi. Alle 19.48 quando l'Aula viene sospesa sono 16 i senatori che ancora devono prendere la parola. Ancora non è stato stabilito quando ci sarà tempo per riprendere e concludere la lunga maratona oratoria al termine della quale Lega e Fratelli d'Italia intendono porre la richiesta di non passaggio agli articoli.
Sembra che lo abbiano messo nero su bianco in una lettera presentata durante la capigruppo. L'ennesima spada di Damocle che pende sul ddl. Con le firme di 20 senatori potrebbe anche essere a scrutinio segreto e se passasse per il provvedimento non ci sarebbe futuro. Un percorso ad ostacoli che vede il testo Zan aggredito da più parti. Tanto che nei corridoi alcuni senatori Pd cominciano a dire che sarebbe meglio non arrivare alla fine della discussione per rimandare la prova del fuoco del primo voto segreto.
Lo scontro intorno al testo Zan è sempre lo stesso, quello che a palazzo Madama occupa la scena ormai da mesi. Pd, M5s e LeU tirano dritti sulla volontà di approvarlo così come uscito dalla Camera nel novembre scorso. Lega, FdI compatti contro il testo chiedono una mediazione su alcuni temi. Forza Italia, pur con qualche voce interna contraria, si accoda ai due partiti di centrodestra. Italia Viva e Autonomie dopo essere partiti lancia in resta a fianco del Pd si sono sfilati considerando un testo condiviso la chiave di volta per approvare almeno una legge di compromesso. L'alternativa, mettono in guardia i senatori renziani, rischia di essere niente.
«Auspichiamo una convergenza per le modifiche art.1», dice oggi Davide Faraone capogruppo Iv che propone «perseguire tutte le condotte discriminatorie fondate su misoginia, abilismo e omotransfobia, garantisce la tutela di tutti senza alcuna esclusione». In sostanza Iv fa sparire dall'articolo 1 la definizione di identità di genere e aggiunge il riferimento al rispetto «della piena autonomia scolastica» dall'articolo 7.
La Lega, dopo le 700 richieste di modifica, si dice pronta a ritirarne una parte se il Pd aprisse al dialogo. La risposta dem è ironica: «Gli emendamenti della Lega sono stati concordati con Orban?». Per la presidente Pd Simona Malpezzi la mole di emendamenti conferma infatti «la volontà di affossare la legge». Anche da Forza Italia Elio Vito commenta «mediazione impossibile con 700 emendamenti». Mentre per l'azzurro Maurizio Gasparri «è l'ostinazione di Letta ad affossare la legge».
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