Ddl concorrenza, Draghi firma il decreto: le novità
Una «operazione trasparenza» su tutte le concessioni pubbliche che consenta poi di intervenire avendo un quadro chiaro della situazione, dalle spiagge alle acque minerali. E norme per «aprire il mercato» anche alle piccole imprese e «tutelare i consumatori». Mario Draghi approva la sua legge sulla concorrenza. Dentro il riordino per taxi e servizi pubblici locali, fuori la revisione delle concessioni per balneari e ambulanti. Via l’accelerazione sugli inceneritori ma restano criteri più stringenti per la raccolta dei rifiuti. Ed entra la parità di genere almeno nelle commissioni che dovranno scegliere i nuovi primari e la composizione delle autorità indipendenti.
L’approvazione della legge è travagliata, viste le pressioni delle categorie e le divergenze tra i partiti, fin dentro al Consiglio dei ministri, ma dopo mesi di stop and go ottiene un via libera all’unanimità. Scelte e compromessi. Dopo anni di tentativi anche ambiziosi ma andati a vuoto o di governi che hanno «ignorato la questione», l’esecutivo, rivendica Draghi parlando ai ministri in Cdm, sceglie la «terza via» della trasparenza: conoscere per deliberare.
Sui capitoli più spinosi, dagli ambulanti alle regole per l’affidamento dei servizi pubblici locali, il ddl prevede infatti solo delle deleghe per avviare la mappatura entro sei mesi dalla fine dell’iter parlamentare del provvedimento. Insomma, si interviene sulla falsariga «di quanto ci apprestiamo a fare con il catasto», osserva il premier, che fa riferimento a un’altra riforma molto temuta dai partiti. Il parallelo già era scattato quando era emerso che non si sarebbe intervenuti subito per applicare la direttiva Bolkestein ma si sarebbe passati prima per una «mappatura» delle concessioni. Un esercizio che, nelle intenzioni, consentirà di «verificare quanto ciascun concessionario paghi per esercitare la sua attività» e che metterà in evidenza «la frammentazione delle competenze tra amministrazioni centrali e territoriali e la scarsa redditività».
Con l’ok al ddl vengono centrati «tutti gli obblighi che avevamo assunto con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza», aggiunge ancora il premier, proprio mentre dal Parlamento cominciano ad emergere primi malumori sulla gestione centralizzata del piano. Manca la «trasparenza» e il Parlamento non è stato per niente coinvolto, come invece era stato promesso, dicono una trentina di senatori M5S che hanno depositato una interrogazione a Draghi per chiedere di rimediare subito, partendo dal sito dedicato al Recovery, Italiadomani, che al momento «non consente un monitoraggio» del piano.
Intanto come promesso a Bruxelles il governo interviene su un «ampio raggio» di materie, dalle nomine dei primari in sanità alla distribuzione dei farmaci, dalla banda ultralarga alle gare per il gas o le concessioni idroelettriche, che sollevano però diversi dubbi nella maggioranza e risposte opposte dalle varie categorie. Le misure sulle Tlc lasciano freddi gli operatori, anche sul fronte dello stop ai servizi a pagamento (attivabili solo previo consenso esplicito). Se i 30mila balneari tirano un sospiro di sollievo e approvano la strada della mappatura, in attesa che si pronunci il Consiglio di Stato, i tassisti sono già sul piede di guerra perché temono di essere schiacciati dalle piattaforme come Uber. Sulla nuova delega per la revisione della materia si discute in Cdm, e la Lega chiede quantomeno che vengano previste tutele per chi è già titolare di una licenza. Anche sulle dighe, tema su cui ha insistito la Lega, si è arrivati a un compromesso sulle competenze tra Stato e Regioni.
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