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Dazi Usa, Ishiba 'no a concessioni su sicurezza alimentare'

epa12036061 Japanese Prime Minister Shigeru Ishiba reacts as he speaks to reporters after a Japanese negotiator held ministerial talks at the White House regarding US tariffs, at the prime minister’s official residence in Tokyo, Japan, 17 April 2025. Earlier in the day, Japanese economic revitalization minister Ryosei Akazawa met with US President Donald Trump in Washington and held ministerial talks regarding US tariffs. EPA/FRANCK ROBICHON / POOL
epa12036061 Japanese Prime Minister Shigeru Ishiba reacts as he speaks to reporters after a Japanese negotiator held ministerial talks at the White House regarding US tariffs, at the prime minister’s official residence in Tokyo, Japan, 17 April 2025. Earlier in the day, Japanese economic revitalization minister Ryosei Akazawa met with US President Donald Trump in Washington and held ministerial talks regarding US tariffs. EPA/FRANCK ROBICHON / POOL
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TOKYO, 21 APR - Il Giappone non farà alcuna concessione che possa influire sulla sicurezza alimentare nei negoziati tariffari con gli Stati Uniti. Lo ha detto il premier nipponico Shigeru Ishiba, nel corso di un programma televisivo dell'emittente pubblica NHK, ribadendo la serietà dell'approccio dell'esecutivo di Tokyo riguardo la questione dell'accesso al mercato agricolo. "Dobbiamo proteggere la sicurezza dei cittadini giapponesi. Non intendiamo fare concessioni sulla sicurezza alimentare", riferendosi ai diversi standard presenti negli Stati Uniti, a partire dalla presenza di ormoni nella carne bovina, la somministrazione in generale di antibiotici non conformi agli standard del benessere animale, alla carne di pollo sanitizzata con il cloro nella fase di macellazione e lavorazione. Parametri che sono sotto esame anche da parte delle autorità di regolamentazione in Europa. Ishiba ha anche detto che l'espansione delle importazioni di gas naturale liquefatto sarà esaminata come merce di scambio, considerando che il presidente Trump sta dando priorità all'eliminazione del deficit commerciale del suo Paese con il Giappone. Negli ultimi anni gli Usa sono diventati i principali esportatori di Lng al mondo, malgrado il processo produttivo sia di gran lunga più costoso rispetto all'export di gas naturale via pipeline, e rimane una pratica di produzione energetica molto controversa. Dietro il boom dello shale americano, dicono gli analisti, restano infatti aperti gli interrogativi sull'impatto ambientale: l'estrazione del gas, ricavata in primo luogo con la tecnologia del fracking - la frantumazione idraulica delle rocce di scisto, oltre a inquinare le falde acquifere, immette metano in atmosfera, aggravando l'effetto serra.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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