Dal Family Day al day after, ecco le voci dei bresciani
«Si tratta di una rivoluzione antropologica: non può essere approvata come tutte le altre leggi, col pallottoliere». Il giorno dopo la manifestazione di piazza a Roma, la voce di Massimo Gandolfini, medico bresciano e capo-popolo al Family Day, non cambia. «Il Governo deve ascoltarci e fermare il testo Cirinnà-Unioni civili, così come è stato pensato», afferma.
Dalla Capitale il premier Renzi ha fatto sapere che ascolta tutti, ma non cambia strada e la settimana in Parlamento si preannuncia incandescente.
Il centrodestra è chiaro: allo stato attuale il voto è contrario. «Un Governo che vuole che il Parlamento approvi questo testo - afferma la parlamentare bresciana di Forza Italia Mariastella Gelmini - deve stralciare la stepchild adoption e togliere ogni riferimento al matrimonio».
Spaccato, invece, il Partito democratico, tra chi è pronto a votare a favore e chi, invece, all’interno della stessa maggioranza chiede un passo indietro, o comunque di temporeggiare, sul tema stepchild adoption, ossia il riconoscimento legale del figlio naturale del convivente.
«Questo testo - afferma la deputata bresciana del Pd Miriam Cominelli - colma un vuoto legislativo a fronte di un deficit sul riconoscimento dei diritti». Alfredo Bazoli, deputato Pd, pone l’accento proprio sui rischi della stepchild adoption e sulla «deriva dell’utero in affitto».
Nel dibattito c’è poi il pensiero della Chiesa. «La Piazza di sabato non può non essere ascoltata - afferma il vescovo di Brescia, monsignor Luciano Monari -. Il cambiamento va nella linea dei desideri individuali, che sono frammentari e in conflitto tra di loro».
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