Da migrante albanese su un barcone a vescovo, storia di Arjan
Da migrante giunto in Italia su un barcone a vescovo. È la storia raccontata oggi dai media vaticani a proposito di Arjan Dodaj, 43 anni, nato a Kurbin sulla costa dell’Albania. Era arrivato sedicenne come migrante dopo aver attraversato l’Adriatico su un barcone. Fuggito dal suo Paese in una notte calda e stellata del settembre 1993, in cerca di futuro e del modo di aiutare la sua famiglia povera, è approdato in Italia, patendo fortemente lo strappo dalla sua realtà d’origine.
«Tante persone oggi si vedono arrivare sui barconi. Credo che bisognerebbe pensare a questi strappi, a questi sacrifici, a queste vicissitudini tanto dolorose, perché se non fossero dolorose non verrebbero!», avverte.
In Italia, in particolare nel Cuneese, a Dronero, ha fatto il saldatore e il giardiniere lavorando più di dieci ore al giorno. Si è imbattuto in una comunità che lo ha fatto sentire a casa. Così ha scoperto la fede cristiana, della quale - nonostante l’educazione all’ateismo nel suo Paese sotto il regime comunista - era rimasta traccia nel suo Dna grazie alle canzoni sussurrategli dalla nonna.
Dieci anni dopo veniva ordinato prete da Giovanni Paolo II per la Fraternità Sacerdotale dei Figli della Croce, Comunità Casa di Maria. Nel 2017 ha fatto ritorno nel suo Paese, come sacerdote «fidei donum».
Due giorni fa Papa Francesco l’ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Tirana-Durazzo. «Sono sincero... Mai e poi mai avrei né pensato né desiderato una cosa simile - commenta -. Ero molto felice di vivere il contesto parrocchiale, il contesto familiare quotidiano che ho sempre vissuto, con la mia comunità, con i parrocchiani con le persone che ci sono affidate. Adesso è arrivata questa ulteriore chiamata, questa nomina del Santo Padre Francesco. L’ho accolta con fiducia nel Signore, nella Madonna, e con obbedienza alla Chiesa».
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