Da Budrio a El Ventorillo, la fuga e la «rete» di Igor il Russo
Quattro pistole, due rapinate agli agenti della Guardia Civil uccise e altre due su cui sono in corso accertamenti. Le aveva con sé Norbert Feher in Spagna e sono state trovate nell'ambito del suo arresto.
Sulle pistole sono in corso esami balistici: è verosimile, secondo gli investigatori, che si tratti delle due armi prese in Italia, una nel corso della rapina senza feriti alla guardia giurata di Consandolo (Ferrara) il 30 marzo, la seconda rubata nell'agguato a Valerio Verri e Marco Ravaglia, l'8 aprile nelle campagne del Mezzano. Gli altri oggetti sono stati trovati all'interno di uno zainetto, nel furgone che Feher aveva preso alla terza vittima spagnola, l'allevatore José Luiz Iranzo. Proseguono le indagini, con ufficiali del Reparto operativo dei Carabinieri di Bologna che le stanno seguendo direttamente sul posto.
Tra il materiale sequestrato al serbo accusato di sei omicidi tra Spagna e Italia, ci sono anche cellulare, tablet, computer e chiavette usb: oggetti che si spera possano essere utili a ricostruirne gli spostamenti durante la latitanza e i contatti.
Quelli che da Budrio dove uccise il 1° aprile lo hanno condotto sino a El Ventorillo, dove ha assassinato due militari della Guardia Civil e dove la sua fuga si è conclusa.
Sfuggito ad una maxi caccia all'uomo, è poi capitolato per quella che le autorità spagnole bollano come un incidente "casuale", quello in cui è incappato nell'ultima disperata fuga.
Il soprannome di Igor il Russo balza all'onore delle cronache per la prima volta attorno al 1° aprile, quando uccise nel suo bar di Riccardina di Budrio Davide Fabbri, e una settimana dopo la guardia ecologica volontaria Valerio Verri a Portomaggiore, nel Ferrarese. Nell'ultimo atto, il serbo ha però lasciato sulla sua strada altre tre vittime: due agenti della Guardia Civil del distaccamento di Alcaniz, il 30enne Vctor Romero e il 38enne Vctor Jesús Caballero, e un 40enne allevatore di ovini della zona e sindacalista dell'Uaga-Unione degli agricoltori e allevatori di Aragona, José Luis Iranzo.
I tre sono caduti sotto i colpi del 36enne serbo sospettato di avere aggredito, il 5 dicembre scorso, due persone in una casa colonica ad Albalate del Arzobispo. Proprio le indagini su quella vicenda hanno condotto, l'altra sera, i due poliziotti, accompagnati dall'allevatore, a perquisire un'abitazione a El Ventorillo. Stavano cercando il rapinatore, quasi certamente ignorando di avere a che fare con "Igor".
Lì sono stati scoperti dal latitante e uccisi nel corso di una sparatoria in cui ha dimostrato perizia balistica: sapeva dove sparare visto che gli agenti indossavano i giubbotti antiproiettile. Impossessatosi delle armi di ordinanza dei due agenti, Norbert-Igor si è dileguato a bordo di un pick-up.
L'ennesima fuga del serbo: l'ultima. Le forze dell'ordine iberiche, lanciate sulle sue tracce, lo hanno fermato intorno alle 2.50 a Maestrazgo, una zona di Teruel che confina con Castellon, dopo un incidente d'auto sull'A-226, all'altezza del comune di Cantavieja. Al momento della cattura, il killer di Budrio e del Mezzano era vestito con un'uniforme e portava con se tre armi da fuoco, due sottratte agli uomini della Guardia Civil uccisi.
Ultime vittime (ricordate sui social media della stessa Guardia Civil con un nastrino nero in segno di lutto) insieme all'allevatore-sindacalista lungo una scia di sangue che,
dall'Emilia - con l'assassinio di Fabbri e Verri, il ferimento della guardia provinciale, Marco Ravaglia e i sospetti sull'uccisione a Fosso Ghiaia di Ravenna, il 30 dicembre 2015,
del metronotte Salvatore Chianese - ha condotto gli investigatori fino in terra straniera per chiudere il cerchio sulla fuga del "Rambo" di Tashkent.
Nel mirino, per mesi, della Procura della Repubblica di Bologna che, coordinando i Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Bologna e Ferrara, aveva avviato indagini con rogatorie in Spagna, dopo avere trovato - dall'estate scorsa - riscontri sulla sua presenza nella penisola iberica. In particolare, secondo gli inquirenti, il ricercato avrebbe avuto appoggi a Malaga, Valencia e Madrid ed è in questi ambiti che si sarebbe spostato durante la latitanza. Un'ipotesi, che deve trovare conferma, è che qualcuno lo abbia caricato su un'auto e portato all'estero. Ma un'altra ipotesi, suffragata dalle indicazioni di un confidente delle forze dell'ordine, vorrebbe che Igor si sia spostato salendo su di un pullman carico di pellegrini.
Indagini sono state fatte, anche in Serbia, in Austria e in Francia, oltre che, appunto, in Spagna, Paese in cui sono state diverse le trasferte degli investigatori. Indagini culminate con l'arresto del fuggitivo serbo che strappano la soddisfazione del ministro dell'Interno, Marco Minniti. «Abbiamo sempre detto dal momento in cui la vicenda è diventata drammaticamente presente nel nostro Paese che noi non avremmo mai mollato - ha argomentato -: un ringraziamento alle autorità spagnole, all'Arma dei Carabinieri. Il pensiero va alle vittime di Budrio e Portomaggiore e alle vittime in Spagna. C'è stata una sintonia d'indagine tra la Procura di Bologna e l'attività dei Carabinieri che considero particolarmente importante».
E segno di «risultato investigativo secondo me eccezionale», ha sottolineato il Procuratore capo di Bologna, Giuseppe Amato. Fin dall'inizio delle indagini sulla vicenda «non c'è stata nessuna sottovalutazione. Neanche dopo il primo omicidio. Abbiamo dragato tutti gli ambienti». La consegna all'Italia sarà molto probabilmente sospesa dall'Audiencia Nacional spagnola «fino al processo o fino all'esecuzione della pena» per gli omicidi commessi in Spagna. Intanto da Bologna proseguono le indagini per arrivare ai fiancheggiatori, con una decina di nomi nel mirino.
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