Italia e Estero

Da Angone a Trento, i passi emozionati di Gianfranco

Accompagnato dal respiro profondo dei pensieri e dal suo cappello con la penna nera, l'alpino ha conquistato l'Adunata in tre giorni di cammino
Gianfranco Baccanelli - © www.giornaledibrescia.it
Gianfranco Baccanelli - © www.giornaledibrescia.it
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Accompagnato dal respiro profondo dei pensieri e dal suo cappello con la penna nera, Gianfranco Baccanelli ha conquistato Trento in tre giorni di cammino. L’alpino classe 1956 del gruppo di Angone di Darfo e lupo solitario delle montagne camune, ha detto «sì» all’Adunata. Ma a modo suo. Martedì all’alba ha buttato un occhio al campanile della chiesa di Angone e si è incamminato da solo verso nord est.

«Quando hai davanti 140 chilometri da percorrere sai già che dovrai fare due cose: camminare e pensare», racconta Gianfranco, che abbiamo agganciato al telefono appena arrivato a destinazione. «Ho fatto un viaggio con i piedi e uno col cuore: sto benissimo - rassicura - ed è un’esperienza che rifarei anche domani».

Il pellegrino solitario col cappello da alpino ha conquistato Trento a ritmo deciso: 53 chilometri e duemila metri di dislivello il primo giorno con arrivo a Lodrone dopo aver scalato il passo Crocedomini e sostato a Bagolino. «Lì ho avuto la sorpresa di incontrare Elia Bordiga, ex capogruppo di Bagolino e ci siamo scambiati i gagliardetti: è stato un momento molto toccante».

Mercoledì partenza alle 8 con destinazione Comano Terme lungo la Statale 237 del Caffaro: pranzo a Tione, caffè offerto al bar da un gruppo di passanti e altri 44 chilometri di marciapiedi e ciclabili. Poi, la «passeggiata» dell’ultimo giorno: 34 chilometri sulla statale e arrivo a Trento dove il gruppo alpini di Angone aveva appena cominciato a scaricare il camion. «Camminare da solo - conclude Gianfranco - ha i suoi pro e i suoi contro. Mi hanno accompagnato il ricordo di mia moglie Camilla e il pensiero dei miei figli e di mio nipote. Ho pregato, ricordando uno a uno tutti gli alpini di Angone che sono andati avanti: se oggi siamo ancora qui, lo dobbiamo soprattutto a loro».

E adesso non resta che «sprofondare» nel gran finale dell’Adunata: portandosi nel cuore i ricordi della neve al Crocedomini, di straordinarie fioriture ai bordi dell’asfalto, temporali improvvisi e tramonti indimenticabili.

 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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