Crisi in Medio Oriente: Iran, alleanze e la mappa delle basi Usa
Il complesso scacchiere mediorientale ha subito una fiammata all'inizio di quest'anno con l'eliminazione da parte degli Usa con un drone del capo delle milizie Quds dei pasdaran, Qassem Soleimani. La risposta di Teheran non si è fatta attendere, ma è stata in qualche modo proporzionata rispetto all'azione statunitense con il lancio di una pioggia di missili su due basi statunitensi in Iraq.
Azione e reazione, ma è indubbio che l'intera regione resti profondamente perturbata e attraversata dallo scontro tra sunniti e sciiti. All'interno della cornice globale dello scontro tra Usa e Iran, c'è poi la tensione tra Teheran e Ryad, oltre che le continue minacce di guerra che si scambiano la Repubblica Islamica e Israele.
L'Iran può contare sul legame con il governo sciita in Iraq, guidato dal premier (dimissionario) Mahdi, sull'appoggio di Assad in Siria, oltre che il collegamento con tutte le milizie filo-Teheran disseminate in Medio Oriente: Hamas, Jihad Islamica tra i palestinesi, senza dimenticare Hezbollah in Libano e i gruppi armati sciiti in Siria, Iraq, Bahrein e Afghanistan.
I nemici di Teheran sono capeggiati dall'Arabia Saudita e dagli altri Paesi del Golfo (Emirati arabi uniti e Qatar); mentre in Yemen si sta combattendo un'altra guerra per procura con i ribelli houthi filosciiti che si oppongono al regime sostenuto dai Sauditi.
Il tutto è reso ancora più complicato dalla presenza di almeno una decina di basi americane in tutta la Regione da Incirlik in Turchia alla struttura di Thumrait in Oman.
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Nella zona ci sono poi attori neutrali, rispetto al conflitto Usa-Iran, ma comunque tutti oiù o meno attivi nella Regione: la Turchia, l'Afghanistan, il Pakistan, la Giordania e il Kuwait.
Infine non bisogna poi dimenticare che in Medio Oriente sono dislocati tre contingenti militari italiani molto consistenti: poco più di 900 in Iraq per la missione Prima Parthica, oltre un migliaio in Libano inquadrati nella forza di interposizione della missione Onu Unifil, in Afghanistan altri 800 uomini per la missione Nato Resolute Support, infine un centinaio di nostri militari dell'aviazione sono negli Emirati Arabi.
Un quadro geopolitico molto complesso nel quale la diplomazia mondiale deve destreggiarsi.
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