Crac del Parma, chiuse le indagini per Tommaso Ghirardi
Aveva risollevato il Parma dall'orlo del precipizio dopo il crac dell'impero Tanzi, acquistandolo dall'amministrazione straordinaria di Enrico Bondi. Ma in otto anni, durante i quali era riuscito tra alti e bassi sportivi anche ad esaltare di nuovo l'ambizioso pubblico emiliano, lo ha portato al fallimento.
L'imprenditore bresciano Tommaso Ghirardi ora si trova colpito da accuse pesanti: a lui e ad altre 24 persone, tra cui l'ex ad Pietro Leonardi, la Procura di Parma contesta a vario titolo concorso in bancarotta fraudolenta aggravata, accesso abusivo al credito, truffa e bancarotta documentale.
Tra le ipotesi, falsificazioni nei bilanci tra il 2010 e 2014 con operazioni, come compravendite di giocatori, non contabilizzate o contabilizzate in modo errato per decine di milioni. Operazioni illecite, per il pm Paola Dal Monte, che hanno permesso la continuità aziendale in assenza dei requisiti economico-patrimoniali, ma hanno provocato o comunque aggravato il dissesto della società, intervenuto formalmente il 19 marzo 2015, quando è stato dichiarato il fallimento, ma di fatto già esistente dal luglio 2012.
Così, mentre la squadra rigenerata dalle ceneri con una nuova società e una compagine cinese alla guida è tornata rapidamente in B dopo una ripartenza forzata dai dilettanti, per chi ha gestito il club fallito si avvicina il processo penale. Negli atti di indagine si parla anche di compravendite di giocatori che sarebbero state esposte nei bilanci a valori di gran lunga superiori a quelli di mercato, con la conseguenza di ottenere plusvalenze a cui corrispondevano equivalenti operazioni di ammortamenti negli esercizi successivi, ma senza beneficio perché gli scambi avvenivano senza movimentazioni di cassa. Al solo scopo, quindi, di migliorare l'effetto economico complessivo e compensare le perdite.
Operazioni, preordinate e sistematiche, per i Pm che avrebbero creato plusvalenze iscritte a bilancio per 18 milioni nel 2010, 12 nel 2011, 24 nel 2012, 16 nel 2013, 19 nel 2014. Tra le operazioni che per la Procura hanno rappresentato una dissipazione delle risorse patrimoniali, la cessione dell'azzurro Marco Parolo alla Lazio per 4,5 milioni, contro una valutazione di mercato tra i 6,5 e gli otto; e quella dell'argentino Gabriel Paletta al Milan per un milione, a fronte di una valutazione di almeno 8,5 milioni.
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