Covid, inchiesta Lombardia: «Inaccessibili i verbali del Cts»
Martedì si è tenuta a Milano la conferenza stampa che ha sancito la fine dei lavori della commissione d’inchiesta regionale istituita dal Consiglio lombardo per fare luce sulla prima ondata della pandemia da Covid-19.
Di visione opposta le relazioni conclusive di maggioranza e opposizione, che trovate qui integrali nei correlati nel terzo paragrafo. Intanto, però, sono già emersi alcuni punti critici per voce del presidente della Commissione, il bresciano Gian Antonio Girelli (Pd). In primo luogo la non disponibilità della giunta e dell'allora governo Conte di mettere a disposizione i verbali stilati dal Comitato tecnico scientifico regionale e nazionale e, in secondo luogo, i mancati interventi dell’ex premier Giuseppe Conte, oggi a capo del Movimento 5 Stelle, e dell’allora commissario straordinario per l'emergenza Domenico Arcuri, entrambi chiamati in audizione dai consiglieri regionali. Anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana non si è ripresentato per un secondo passaggio.
Le parole del presidente della commissione
Queste le parole di Girelli (Pd): «Dalle relazioni e dai documenti della commissione d'inchiesta regionale sulla gestione del Covid si evincono i momenti di maggiore difficoltà e di criticità nei lavori, come la mancanza di acquisizione di alcuni documenti come i verbali del Cts che non ci sono stati dati dalla giunta regionale, ma anche l'impossibilità di avere un secondo passaggio in commissione del presidente Fontana, la non risposta dell'allora premier Conte e poi la prima disponibilità e poi la mancata presenza del commissario Arcuri. Quanto al ministro Speranza, ha mandato il capo dello staff del ministero ritenendo, in quel momento, non opportuna una sua partecipazione diretta. È intervenuto anche l'ex ministro Boccia».Il commento della Lega
Duro il commento della Lega sul leader del M5s: «L'ex premier Giuseppe Conte? Non pervenuto» ha detto il capogruppo in Consiglio regionale Roberto Anelli. «Non mi meraviglio che Conte non abbia mai risposto, non dimentichiamo che è arrivato a Bergamo, la provincia più colpita della Lombardia, soltanto dopo mesi e mesi, oltretutto alle 11 di notte, di nascosto, per poi ripartire dopo mezz’ora». Insomma, «la correttezza del premier, in quella fase così elevata della pandemia, non è stata il massimo». Al contrario, nonostante «molte scelte sbagliate - prosegue Anelli - devo dire che il ministro Speranza è sempre stato in contatto stretto con il presidente Fontana». Per questo, secondo il leghista, «se la Lombardia ha fatto errori è perché ha ascoltato troppo lo Stato centrale e quindi anche il ministro Speranza». Ma se con Speranza i canali di dialogo rimanevano sempre aperti, «Conte è proprio scomparso dai radar». Motivo per cui, nella risoluzione finale «abbiamo individuato nel suo governo il peccato originale», conclude.
L'esposto per la fuga di notizie
Quel che unisce tutti i fronti politici, però, è la condanna della fuga di notizie sui contenuti delle sedute, che avrebbero dovuto essere secretati. Un atto che il presidente Girelli ha deciso di non lasciare sottotraccia: «C'è stato un mancato rispetto del segreto d'ufficio. Dopo una condivisione con il presidente del Consiglio regionale Fermi, abbiamo deciso che presenteremo un esposto alla magistratura segnalando quanto avvenuto. Non faremo una denuncia contro ignoti vera e propria - ha precisato Girelli -, ma è un dovere segnalare che c'è stata una palese violazione. Si poteva anche non condividere la regola della segretezza, ma una volta che c'è una regola, va rispettata».
In due anni di attività, la commissione ha tenuto 40 sedute (12 nel 2020 con dieci auditi, 26 nel 2021 con 56 auditi e 2 nel 2022). I risultati di questi due anni d'inchiesta verranno inviati alla Presidenza del Consiglio.
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