Covid: dove stiamo andando con richiami, scuola e freedom day
«Non c'è chiarezza sulla durata della vaccinazione. Oggi si stima una protezione di 9-12 mesi. È probabile che sia necessario una dose di richiamo nel 2022, soprattutto per i soggetti più fragili e a rischio e magari con un vaccino aggiornato per le nuove varianti. È presumibile che si prediliga il vaccino a mRna». Lo ha detto il virologo dell'Università degli Studi di Milano Fabrizio Pregliasco, membro del Cts della Lombardia.
A scuola. «Credo che si possa pensare di arrivare all'obbligo di vaccino per il personale scolastico così come è stato fatto per i sanitari. I docenti sono a rischio in quanto la variante Delta infetta molto i giovani e poi svolgono un servizio essenziale, lo abbiamo visto anche dai risultati degli Invalsi che sono stati pessimi a causa della Didattica a distanza, realizzata in modo emergenziale senza un'adeguata organizzazione» dice Pregliasco. Rispetto a chi sceglie di non farsi vaccinare: «c'è una minoranza rumorosa di no vax, ma c'è anche una quota di persone, che ha un elevato grado di scolarizzazione, che si è incancrenita nell'andare a pensare il peggio riguardo alla vaccinazione. Si sono convinti che la malattia è banale, cosa non vera, ma soprattutto pensano che queste vaccinazioni siano sperimentali ed alterino il genoma, oltre ad avere effetti sulla fertilità dei giovani. È un approccio assurdo e incredibile, è come se a fronte di un nuovo farmaco anti tumorale, il soggetto che ne ha bisogno dicesse: aspetto un paio d'anni per capire cosa succederà». C'è ormai evidenza, ha proseguito, «della differenza tra i Paesi che hanno vaccinato in massa e quelli che non l'hanno fatto come la Russia. Noi siamo messi abbastanza bene per ora perché siamo stati gli ultimi a riaprire dal lockdown, spero che ci possa essere più attenzione sul tracciamento anche se è destino che un colpo di coda questo virus ce lo darà ancora».
Sul Regno Unito. «Non bisogna fare come Johnson che, in modo improvvido, ha detto dal 19 luglio 'freedom day', ma fare in modo che ci siano delle attenzioni in particolare situazioni di assembramento e portare con sé la mascherina un po' come gli occhiali da sole, utilizzandola quando serve» continua il membro del Cts della Lombardia. «Sapevamo che questo virus ci avrebbe tenuto compagnia per diverso tempo, ma non pensavo che riprendesse così in fretta a determinare una quota così alta di contagi - ha affermato Pregliasco-. Purtroppo le varianti sono all'ordine del giorno di questo tipo di virus e la variante Delta ha queste caratteristiche di maggiore carica virale e di maggiore facilità nell'infettare i più giovani, conseguentemente anche una più ampia diffusione. L'elemento positivo che vedo in Italia, così come in Inghilterra ed Israele che hanno vaccinato prima di noi, a fronte di un incremento dei contagi si vede solo una piccola quota di casi gravi perché il vaccino evita in modo quasi totale l'insorgenza di malattia grave». Questo, ha concluso, «ci permetterà una convivenza più civile col virus, anche se bisogna continuare ad essere prudenti e non eccessivamente aperturisti, serve buon senso».
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