Covid, Crisanti: molti potevano essere salvati ad Alzano
La tempestiva applicazione della zona rossa nella Bergamasca poteva salvare vite. Un range ipotizzato tra le 2mila e le 4mila vittime evitabili, secondo quanto si è saputo, stabilito in base al metodo di Stefano Merler, consulente del Comitato medico scientifico, dal professor Andrea Crisanti nell’elaborato che quest’ultimo ha cominciato a discutere, ieri mattina, con i magistrati della Procura di Bergamo.
Dal colloquio con i pm riguardo alla consulenza di una novantina di pagine con circa 10mila pagine di allegati sono emerse «criticità a proposito dell’istituzione e tempestività della zona rossa e dell’applicazione del piano pandemico nazionale anticovid».
Crisanti ha spiegato che la Procura dovrà fornirgli altra documentazione sulla quale potrà fare integrazioni rispetto alla consulenza depositata venerdì. Il professore ha aggiunto che «dal punto di vista umano è stato molto impegnativo redigere la consulenza dovendo affrontare vicende personali molto dolorose».
Alla domanda se la pandemia potesse essere retrodatata rispetto al 21 febbraio del 2020, Crisanti ha spiegato che «questo lo posso dire perché è già stato detto dalla Procura: quando si verificò il primo caso all’ospedale di Alzano c’arano già circa cento contagiati».
La chiusura e la riapertura dopo due giorni del Pronto soccorso dell’ospedale bergamasco fa parte di uno dei filoni dell’inchiesta. La consulenza del professor Andrea Crisanti per la Procura di Bergamo, è stato «un tentativo di ricostruzione, passo per passo, di quanto è accaduto all’ospedale di Alzano, nel Bergamasco e come queste vicende si sono intersecate con piani pandemici e decisioni».
È quanto ha spiegato lo stesso Crisanti, spiegando che «ci sono aspetti orizzontali, rispetto a quello che è accaduto per la zona rossa e per l’ospedale di Alzano, e aspetti verticali come le decisioni che sono state prese in base alle conoscenze». «Molte scelte - ha aggiunto, sollecitato dalle domande dei giornalisti - sono state fatte in buona fede sulla base di conoscenze, poi sarà compito ovviamente del procuratore stabilirlo».
«È stato un disastro?», gli è stato chiesto. «Che sia stato un disastro non lo devo dire io: 6mila morti su una popolazione di un milione di abitanti... mi è stato chiesto di fare delle quantificazioni e così ho fatto».
«Allo stato ritengo prematura ogni esternazione , peraltro non più consentita dall’articolo 5 del recente decreto 188», si limita a spiegare il procuratore di Bergamo, Antonio Chiappani dopo il deposito della consulenza del professor Andrea Crisanti per l’inchiesta sulla gestione delle prime fasi della pandemia.
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