Covid-19, casi record: in Lazio test per chi torna dalla Sardegna
Stavolta il numero fa paura: 215 nuovi casi di coronavirus nel Lazio. Per la regione della Capitale è il record assoluto di contagi in un giorno dall'inizio della pandemia (per trovare il precedente primato di 210 bisogna tornare ai mesi del lockdown), ed è una cifra che porta il Lazio a scavalcare la Lombardia per numero di contagiati, ma anche per ricoverati con sintomi (265). Venerdì, per dare la misura, i contagiati si erano fermati a 137.
È vero che il Lazio ha fatto partire una campagna molto mirata di tamponi (aeroporti, drive-through) che aumenta di molto la possibilità che il test colga nel segno rispetto ai dati territoriali di pochi mesi fa, ma 215 nuovi contagi rimangono parecchi. Specie perché il 61% sono turisti da rientro e quasi la metà del totale sono collegati alla Sardegna: 97 i casi oggi provenienti dall'isola, dove in agosto si era trasferito un largo giro di ragazzi romani in cerca di divertimento nei locali in particolare di Porto Rotondo. Vita notturna costata cara: al momento sono 231 in totale i contagiati nel Lazio d'«origine sarda».
Così, dopo punte di polemica anche aspra, grazie alla mediazione del ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, Lazio e Sardegna hanno concordato sulla necessità di effettuare i tamponi, con test in Sardegna per chi lascia l'isola e test nel Lazio per chi parte per la Sardegna. L'intesa, su cui stanno lavorando i tecnici, prevederebbe che il Lazio si faccia carico dei tamponi e test per garantire la sicurezza di chi arriva, così come già avviene a Ciampino e Fiumicino, mentre da parte della Sardegna c'è stata l'immediata disponibilità per la ricerca di una soluzione che garantisse la sicurezza di tutti. Il modello di accordo potrebbe essere replicato anche con le altre regioni in caso fosse necessario.
A battere il pugno sul tavolo era stato direttamente il governatore Nicola Zingaretti: «Il Ministero della Salute e la Regione Sardegna devono urgentemente predisporre controlli con tampone agli imbarchi dei traghetti» ha detto. Christian Solinas da questo orecchio non voleva proprio sentire: «Non siamo l'isola degli untori - diceva - tutti i casi sono di importazione. Spetta al governo, se lo ritiene opportuno, attivare i test per chi esce: per noi non è necessario». E ieri l'assessore alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu ha rincarato: «Sarebbe il caso che facessero dal Lazio i tamponi agli imbarchi per la Sardegna e non il contrario perché la nostra regione era pulita, avevamo azzerato i casi». A stemperare la polemica e a tracciare la soluzione è stato l'assessore alla Sanità del Lazio Alessio D'Amato: «I test rapidi antigenici, quelli validati dallo Spallanzani che stiamo utilizzando negli aeroporti romani e che danno una risposta in 30 minuti, agli imbarchi da e per la Sardegna sono tecnicamente la soluzione più efficace».
La Regione Lazio, intanto, invita fortemente chi torna dalla Sardegna a recarsi entro 48 ore in uno degli oltre 20 drive-through per eseguire il tampone; da ieri mattina ne è stato attivato un altro al porto di Civitavecchia, lì dove sbarcano tanti turisti di ritorno dall'isola. Ma servono i test agli imbarchi è la linea. «Fare viaggiare i traghetti con questa promiscuità è un errore, perché moltiplica i contagi di persone che poi tornano alle loro case in tutta Italia - conclude Zingaretti -. Ecco perché è fondamentale fare i tamponi rapidi agli imbarchi ed eventualmente far scattare la quarantena a terra o iniziare l'isolamento già nelle navi». Anche la movida romana, tuttavia, non ride: a Ostia due storici stabilimenti sono stati chiusi. A Ferragosto a La Spiaggia alcuni ragazzi positivi avrebbero partecipato a una festa, e nei giorni successivi sarebbero entrati anche al Kursaal, chiuso anch'esso dopo un blitz della Asl.
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