Cosa succede nell'ospedale Covid alla Fiera di Milano
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L’ospedale realizzato da Regione Lombardia alla Fiera di Milano attualmente è in «stand by», ma può essere attivato «in pochissimo tempo». Dopo il post pubblicato dal presidente Attilio Fontana, in cui metteva a disposizione la struttura per i pazienti Covid in arrivo anche da altre regioni, (in particolare dalla Campania, non citata direttamente, dove i ricoveri sono 52 su 99 posti disponibili in terapia intensiva) si è tornati a parlare del centro aperto a fine marzo, nel periodo più difficile della pandemia in Italia e in Lombardia. Costato oltre venti milioni di euro, secondo Repubblica il conto finale è di più di 25 milioni, raccolti attraverso donazioni, l’ospedale è stato al centro di diverse polemiche in merito al suo limitato utilizzo (venticinque pazienti), oltre che per le difficoltà logistiche connesse ad avere una struttura a sé stante: come aveva scritto su Facebook il cardiochirurgo Giuseppe Bruschi «una terapia intensiva non può vivere separata da tutto il resto dell’ospedale».
Il centro, realizzato con la consulenza con l'ex capo della Protezione civile Guido Bertolaso, è finito anche in un’inchiesta della Procura, avviata dopo un esposto dell’Adl Cobas Lombardia. Antonio Pesenti, primario di Anestesia e rianimazione al Policlinico di Milano, che ha in gestione il centro allestito alla Fiera, aveva ventilato anche l’ipotesi di uno smantellamento, poi smentita dai fatti.
«In questo momento la struttura è in stand-by, i posti di terapia intensiva sono circa 150 in tre moduli che possono arrivare al massimo a 224», mentre «nel restante quarto modulo è prevista la realizzazione di spazi convertibili anche a Poliambulatori, attualmente in corso e a cura di Fiera Milano», spiegano proprio dal Policlinico, contattato dal Giornale di Brescia.
Attialmente «non c'è alcun paziente ricoverato», ma il padiglione «è compreso nel piano della gestione terapie intensive di Regione Lombardia (approvato nel giugno 2020), ed è previsto si attivi se si dovessero superare i 150 ricoveri in terapia intensiva a livello regionale distribuiti su cinque hub», uno dei quali a Brescia, nell’ospedale Civile. «Al momento siamo, per fortuna, ben al di sotto di questa soglia», spiegano ancora dal Policlinico: il numero dei pazienti in terapia intensiva nella regione è 40.
Perché ritorni a funzionare, l’ospedale ha bisogno anche di persone che ci lavorino. «Il personale medico, infermieristico e tecnico (farmacisti, operatori di radiologia, operatori sociosanitari, gestione logistica e via dicendo) è individuato in base al numero di posti letto occupati, quindi anch'esso è modulare. Nella precedente ondata, per ogni 2-3 posti letto attivi, erano stati individuati circa 50 operatori complessivi che ruotavano su tre turni nell'arco di 24 ore. È un numero di gestione che coincide con l'operatività di una qualsiasi terapia intensiva ospedaliera». Si tratta di personale «del Policlinico, ma in passato Regione Lombardia aveva creato due bandi di assunzione speciale per personale da utilizzare in modo temporaneo». «In caso di necessità - aggiungono dall’istituto milanese - è possibile quindi sbloccare anche queste risorse, anche se al momento non è necessario né previsto».
Si tratta di un ospedale «dormiente», insomma, con «posti letto in stand-by attivabili in pochissimo tempo, anche solo qualche ora». Non c’è solo la terapia intensiva, convertibile anche a sub intensiva: nelle scorse settimane era stata appunto avviata l'apertura di ambulatori all'interno delle parti inutilizzate. «Il progetto è stato approvato da Regione Lombardia a metà settembre, e, a seguito di questa approvazione, la stessa Regione ha indicato a Fiera l'avvio dei lavori di allestimento dell'area individuata. Siamo in attesa che Fiera termini l'allestimento, per poter contribuire a gestire la parte clinica», concludono dal Policlinico.
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