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Cosa ricordare quando si fanno i test antigenici per il Covid-19

Nella corsa ai tamponi per le feste molti ricorrono anche a soluzioni fai da te: possono essere utili a patto di tenere a mente tempi e modalità
Un test antigenico per il Covid-19 - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un test antigenico per il Covid-19 - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Alla Vigilia di Natale al Brixia Forum si è registrato il record di tamponi in un giorno: 27.085. In quella settimana ne sono stati effettuati cinque milioni in tutta Italia, tra molecolari e antigenici, ai quali vanno aggiunti tutti i test fai da te che le persone hanno fatto in casa in vista dei ritrovi con parenti e amici. I festeggiamenti di fine anno, insomma, hanno innescato una vera corsa ai tamponi, che è destinata ad aumentare con l’avvicinarsi al Capodanno.

Fuori dalle farmacie e dal centro fiera si vedono code lunghissime da giorni, e nelle altre città si ripete lo stesso copione. Molti hanno scelto di sottoporsi a tampone perché sono entrati a contatto con un positivo, altri invece lo hanno fatto per precauzione prima di pranzi e cene. E soprattutto in quest’ultimo caso c’è un po’ di confusione su quale tampone o test sia più opportuno fare. Proviamo a fare ordine su alcuni aspetti da tenere a mente quando parliamo di test antigenici rapidi.

Cosa fanno

I test antigenici naso-faringei, chiamati comunemente anche tamponi rapidi, si possono fare sia in farmacia sia in casa nella versione fai da te. Al contrario dei tamponi molecolari (PCR) che individuano la presenza del genoma virale del coronavirus, gli antigenici rilevano la presenza di proteine del virus. Mettono cioè in evidenza gli antigeni, sostanze estranee presenti nel nostro corpo che provocano una reazione e di conseguenza una risposta del nostro sistema immunitario. Ne esistono diversi tipi, dagli immunocromatografici lateral flow (prima generazione) ai test a lettura immunofluorescente (seconda generazione), che offrono migliori prestazioni.

Da quanto scrive il ministero della Salute, i test di ultima generazione (immunofluorescenza con lettura in microfluidica) sembrano mostrare risultati sovrapponibili ai molecolari, se eseguiti nel modo giusto. A differenza però dei molecolari che sono in grado di mettere in evidenza il coronavirus anche in soggetti con bassa carica, pre-sintomatici o asintomatici, i test antigenici sono meno sensibili alle cariche virali basse e quindi in quei casi faticano a rilevare il coronavirus. Ecco perché già a gennaio il ministero della Salute aveva raccomandato di usare test rapidi con più dell’80 per cento di sensibilità e oltre il 97 per cento di specificità, in modo tale da evitare i falsi negativi ma anche falsi positivi. I produttori sono tenuti a indicare questi valori sulle confezioni sia dei test fai da te sia di quelli effettuati in farmacia. 

Efficacia

L’efficacia dei test antigenici è un punto controverso, perché non c’è una risposta definitiva sulla percentuale di accuratezza dei risultati. In generale sono meno attendibili dei molecolari, tanto che in questo periodo di festività molte persone hanno attribuito l’aumento dei contagi anche ai falsi negativi risultati dagli antigenici. È possibile però che a essere sbagliato non fosse il test in sé ma il momento in cui è stato fatto.

Quando è meglio farli  

L’infezione da coronavirus comincia qualche giorno dopo essere entrati a contatto con una persona positiva. Pertanto, è opportuno aspettare che l’eventuale carica virale sia più alta per essere rilevata dal test. Gli antigenici sono in genere in grado di individuare il Covid-19 dopo 2-3 giorni (dopo cioè che sono trascorse 72 ore), ma dipende molto dalla carica virale, che nei vaccinati potrebbe essere bassa anche nel momento - in teoria - di maggiore picco. In ogni caso è bene ricordarsi cosa bisogna fare se si entra in contatto con un positivo, con la differenza tra contatto stretto e no: se il contatto è certo, in questo momento è prevista una quarantena di 7 giorni per i vaccinati e di 10 per i non vaccinati, la cui fine viene poi confermata dopo essere risultati negativi a un test molecolare o antigenico in farmacia. Ma anche per la durata della quarantena si attende il parere del Comitato tecnico scientifico, convocato per domani.

Con sintomi e senza sintomi

Chi è certo di avere avuto un contatto con un positivo deve seguire le indicazioni del ministero della Salute. Ma chi non sa di aver incontrato un positivo e manifesta i sintomi tipici dell’infezione - febbre, tosse, raffreddore, perdita di gusto e olfatto - può effettuare un test antigenico, anche fai da te, il giorno stesso in cui si manifestano i sintomi. In questi casi, è utile ripetere il test anche 2-3 giorni dopo, anche se al primo si è risultati negativi. Nel caso di esito positivo, invece, è opportuno sottoporsi a tampone molecolare per essere inseriti nel tracciamento e seguire tutte le norme di isolamento previste. 

Capita però frequentemente in questi giorni che chi si prepara a partecipare a una cena o a un ritrovo con altre persone effettui un test antigenico per accertarsi di non essere contagioso. In questo caso, è consigliabile effettuare il test a ridosso dell’evento. Anche in questo caso però va ricordato che se il test dà più sicurezza non è garanzia di negatività al coronavirus. E quindi andrebbe comunque rifatto 3-4 giorni dopo l’incontro o il pranzo per provare a intercettare l’eventuale infezione in corso.

I salivari

I test salivari sono quelli che utilizzano la saliva come campione da analizzare: è un prelievo più semplice e meno invasivo rispetto ai test naso-faringei. Anche in questo caso esistono test antigenici (che rilevano nel campione le proteine virali) e test molecolari (che rilevano la presenza nel campione dell’RNA del virus). Sulla base delle evidenze disponibili, scrive il ministero della Salute, «i test antigenici salivari non sono al momento raccomandati come alternativa ai tamponi oro/nasofaringei, perché non raggiungono i livelli minimi accettabili di sensibilità e specificità».

I test salivari molecolari, secondo recenti evidenze scientifiche, hanno invece  mostrato valori di sensibilità compresi tra il 77% e il 93%, ma vengono utilizzati in alcuni casi specifici come «in individui (sintomatici o asintomatici) fragili con scarsa capacità di collaborazione (ad esempio anziani in RSA, disabili, persone con disturbi dello spettro autistico)», per i bambini coinvolti nel Piano di Monitoraggio in ambito scolastico oppure per gli «operatori sanitari e socio-sanitari nel contesto degli screening programmati in ambito lavorativo».

Dipende molto da chi li fa

I test antigenici possono essere uno strumento utile se si vogliono incontrare altre persone al chiuso per una cena o una serata. La loro accuratezza dipende anche molto da chi li fa: una mano inesperta potrebbe compromettere la rilevazione, perché il test viene effettuato in maniera scorretta. Meglio quindi in quel caso cercare di prenotarlo in farmacia, se non si ha tra amici e parenti un professionista sanitario.

È scontato ricordare che i test antigenici sono un mezzo complementare alle buone pratiche assodate finora per ridurre i contagi - mascherine, distanziamento, ricambio dell’aria - e soprattutto ai vaccini, che riducono gli effetti più gravi della malattia da Covid-19, come riconferma l’ultimo report dell’Istituto superiore di sanità.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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