Italia e Estero

Cosa ne pensa l'Accademia della Crusca di «scendi il cane»

La risposta del presidente della Crusca Claudio Marazzini sgombera il campo da eventuali dubbi sull'utilizzo di tali espressioni
La corsa di un cane -  Foto Zoom/Massimo Gamberini © www.giornaledibrescia.it
La corsa di un cane - Foto Zoom/Massimo Gamberini © www.giornaledibrescia.it
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Su espressioni come «scendi il cane» l’Accademia della Crusca non ha cambiato idea, dando il via libera all’uso estensivo di queste forme dialettali. 

Lo specifica il presidente dell’istituzione italiana attenta alle questioni linguistiche, Claudio Marazzini, in un’intervista all’Agi.

«Il problema è che ogni vota che si trasferisce un discorso scientifico sottile su un piano mediatico si producono risultati perversi - ha dichiarato Marazzini, ricordando forse precedenti episodi come quello riguardante l'aggettivo petaloso -. Coletti ha guardato con simpatia a una spinta innovativa che trasferisce un modo di dire popolare, accettandola nell'eccezione della quotidianità e delle situazioni familiari. Naturalmente se viene trasportato nella grammatica della scuola nascono dei problemi perché l’insegnante sarà comunque chiamato a correggere quelle forme nell’italiano scritto e formale».

Il riferimento è alla nota pubblicata dal cruscante Vittorio Coletti in cui sembrava aprire all’utilizzo di espressioni, appunto, come «scendi il cane» o «siedi il bambino», usate perlopiù nel Sud Italia. 

«È lecita allora la costruzione transitiva di sedere? Si può rispondere di sì, ormai è stata accolta nell’uso, anche se non ha paralleli in costrutti consolidati con l’oggetto interno come li hanno salire o scendere (le scale, un pendio) - si legge nella nota -. Non vedo il motivo per proibirla e neppure, a dire il vero, per sconsigliarla».

Marazzini ha chiarito che l’opinione di Coletti era riferita al linguaggio parlato, «ma non bisogna essere così ingenui da trasferirli nella lingua formale». Insomma, si può dire, ma bisogna ricordarsi che si tratta di un errore. 

 

 

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