Corte, 'Amato uccise moglie e suocera per liberarsi di un peso'
BOLOGNA, 15 GEN - E' evidente che l'omicidio della suocera Giulia Tateo è "inscindibilmente collegato" con quello della moglie Isabella Linsalata e "assieme a questo si inserisce all'interno di un progetto criminale più ampio con il quale l'imputato", Giampaolo Amato, "mirava a liberarsi, una volta per tutte, del 'peso' che gli causavano tali legami familiari ormai ingombranti e vissuti come catene". E' un passaggio delle motivazioni della condanna all'ergastolo inflitta il 16 ottobre dalla Corte di assise di Bologna al medico, ex oculista della Virtus, imputato, dopo le indagini dei carabinieri e della Procura (Pm Domenico Ambrosino e procuratrice aggiunta Morena Plazzi), per gli omicidi della moglie, Isabella Linsalata, ginecologa di 62 anni, tra il 30 e il 31 ottobre 2021, e della suocera Giulia Tateo, 87 anni, deceduta 22 giorni prima della figlia. I delitti sarebbero avvenuti con un mix di farmaci. Due morti che per i giudici (presidente Pierluigi Di Bari) "non sono certamente accidentali ma frutto di un disegno criminoso unitario, funzionale ad un complesso e unico movente". "Non a caso - continua la Corte - gli omicidi coincidono con momenti in cui l'imputato sta attraversando delle crisi che mettono a serio repentaglio la sopravvivenza della sua relazione amorosa", con l'altra donna con cui aveva un rapporto extraconiugale.
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