Corsa al Quirinale: tutti i nomi da Draghi a Berlusconi
La data, almeno per ora, pare davvero l'unica certezza sul fronte della corsa al Colle. Il 24 gennaio le due camere del Parlamento in seduta comune (Covid-19 permettendo) saranno chiamate a decidere chi sarà il successere di Sergio Mattarella come Presidente della Repubblica.
Ma la corsa al Quirinale appare quanto mai aperta. I partiti non sembrano trovare quadra alcuna su un nome e le opposte fazioni sostengono candidati diversi. Tanto che i nomi che circolano negli ambienti romani sono sempre più numerosi. Proviamo a fare sintesi.
Sergio Mattarella (bis)
L'attuale Capo dello Stato, in carica dal 2015 e oggi 80enne, ha già a più riprese ribadito che non ha intenzione alcuna di avviarsi verso un secondo mandato. Eppure il suo nome appare quello capace di catalizzare maggiori convergenze. Un Mattarella bis è sostenuto apertamente dall'M5S, con l'avallo di quanti ritengono che la pandemia e la situazione complessiva del Paese richiedano una proroga dell'incarico.
Mario Draghi
Proseguendo tra chi già al momento riveste un ruolo istituzionale di primo piano, una delle ipotesi più caldeggiate è quella di Mario Draghi al Colle. L'attuale premier, 74 anni, se salisse al Quirinale, dovrebbe tuttavia lasciare Palazzo Chigi. Il che, in un quadro politico particolarmente delicato che trova composizione quasi esclusivamente in ragione della sua presenza alla guida del Consiglio dei Ministri, rischierebbe di fare scoppiare una fase di instabilità politica che il momento attuale rende agli occhi di molti sconsigliabile.
Silvio Berlusconi
Il Cavaliere gode del sostegno pressoché incondizionato del centrodestra: dalla Meloni a Salvini, per tralasciare gli azzurri ovviamente schierati compatti con il loro leader, tutti sono pronti a sostenere la sua candidatura, per sostenere la quale nelle scorse ore è giunto appositamente a Roma. Nel dietro le quinte romani ci si interroga anche sull'efficacia dei tentativi dello stesso Silvio Berlusconi - oggi 85enne - di trovare ulteriore appoggio tra le fila dei parlamentari indecisi (a suon di telefonate...), ma anche sul ruolo che le geometrie variabili di alcuni schieramenti (come i renziani di Italia Viva) potrebbero avere in questo scenario.
Contrario a Berlusconi al Quirinale è dichiaratamente il Pd, che per intavolare qualunque confronto con gli altri partiti ha chiesto espressamente che venga accantonata la candidatura del Cavaliere, considerato a sinistra (leggi anche Calenda) tutto fuorché una figura super partes e rappresentativa dell'unità nazionale.Dalla Cartabia alla Moratti: l'ipotesi di una donna
A proposito di figure istituzionali, ce ne sono almeno quattro femminili - tre delle quali attualmente in carica -, i cui nomi alimentano il dibattito tra i partiti (e non solo). Partiamo dalla Guardasigilli Marta Cartabia: il nome della 58enne costituzionalista quale prima presidentessa della Repubblica è ben vista da quanti volendo Draghi non ritengono che allo stato possa essere distratto dagli impegni di Palazzo Chigi. Accanto a lei specie dai banchi del centrodestra viene sostenuta (ovviamente come ipotesi B o C rispetto alla candidatura di Berlusconi) Elisabetta Alberti Casellati: attuale presidentessa del Senato e in quanto tale seconda carica dello Stato, la 75enne donna di legge dovrebbe lasciare Palazzo Madama, con ripercussioni decisamente meno eclatanti che nel caso di Draghi.
Tertium datur fra le donne che attualmente rivestono a vari livelli incarichi istituzionali, va menzionata la vice presidente della Regione Lombardia (e titolare del Welfare) Letizia Moratti: la ex sindaco di Milano, 72 anni, insediata a Palazzo Lombardia dopo la débâcle di Giulio Gallera nella gestione della prima fase della pandemia, ha ricevuto l'endorsement dello stesso presidente Attilio Fontana (Lega), che sarà peraltro tra i grandi elettori per la nostra regione che esprimeranno il proprio voto a Roma il 24 gennaio.
Tra le candidature in quota rosa, poi, va ricordata anche l'ex ministra Paola Severino, 73 anni, avvocato come la Casellati, ma al contempo ex Guardasigilli (governo Monti) come la Cartabia. Ha già detto no, infine, con la sagacia che le appartiene, anche l'ex commissaria europea Emma Bonino, pure 73enne. La senatrice di +Europa davanti alla ventilata ipotesi di vederla al Colle ha replicato: «C'è nella vita, come in politica, un tempo per ogni cosa. Il mio tempo era 25 anni fa. Penso anche che le nostre amiche debbano avere il coraggio di candidarsi e far fronte a una porta sbattuta in faccia, e io ho ancora i cerotti. Perché nessuno le coopterà per gentilezza»
La sola candidatura vagheggiata tra le fila dei senatori a vita, infine, è stata quella dei sostenitori di Liliana Segre al Quirinale. Ma la diretta interessata ha escluso in alcun modo la sua disponibilità, anche per ragioni anagrafiche (ha 91 anni). Decisamente outsider l'autocandidatura (a mezzo social) della cantante Gianna Nannini. Ma quella della 67enne rocker appare più che altro una provocazione a sostegno dell'elezione di una donna.
Una folla di «ex»
Da non trascurare, nel quadro di un dibattito che appare ben lontano dal trovare rapida composizione, è poi il rincorrersi di numerosi nomi di ex figure istituzionali da più o meno tempo nell'ombra. Nomi che offrirebbero dalla loro una storia da «figure delle istituzioni», meno vincolate ad un retroterra partitico e alle contese politiche più attuali, a garanzia di quella terzietà che deve essere appannaggio dell'inquilino del Quirinale.
Un'ipotesi non scartata a priori da esponenti di vari simboli è quella di Giuliano Amato, 83 anni, ex presidente del Consiglio (per due volte) ed ex ministro del Tesoro (pure in due governi), al punto da farlo ritenere da alcuni addirittura la soluzione più probabile dopo quella di Draghi (se si escludono i dubbi grillini). D'altro canto, il suo nome era già in pole position nel 2015 molto gradito a Berlusconi, gli fu preferito Mattarella, suggerito a Matteo Renzi due giorni prima del voto da Pierluigi Castagnetti. La mancata elezione di Amato fu tra le ragioni della rottura del patto del Nazareno. Da tempo nell'ombra, Pierferdinando Casini, 66 anni, già presidente della Camera, potrebbe godere del sostegno di un'ampia area parlamentare, specie alla luce della sua storia personale: centrista per origini e vocazione, in Parlamento consecutivamente dal 1983, ha guidato Montecitorio dal 2001 al 2006 al tempo del Berlusconi bis (l'esecutivo più longevo della storia repubblicana) e siede ora tra i banchi di Palazzo Madama, dopo essere stato eletto con il sostegno del Pd. Non ha mai ricoperto incarichi di governo ed il suo nome è stato lanciato l'estate scorsa da Matteo Renzi.
A proposito di emiliani, in area centrosinistra c'è chi caldeggia il nome di Romano Prodi: ma il due volte premier e fondatore dell'Ulivo ha già dato forfait per raggiunti limiti di età - ha 82 anni - lasciando così il campo libero ad altro ex premier e ministro degli Esteri di marca Pd, Paolo Gentiloni. Difficile tuttavia che l'attuale Commissario europeo per gli affari economici e monetari, 67 anni, decida di lasciare Bruxelles.
Nel centrodestra, al netto delle ipotesi già menzionate, ricorrono i nomi di altri tre «ex». Il più quotato, come alternativa al Cavaliere, risulta l'ex sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta. Ruolo che l'86enne zio del segretario dem Enrico ricoprì proprio sotto Berlusconi, senza che ciò faccia incombere su di lui veti di sorta a differenza di quanto già evidenziato per leader forzista. A proposito di forzisti, c'è chi evoca il nome del filosofo e già presidente del Senato (in contemporanea al mandato di Casini alla Camera) Marcello Pera, 78 anni. Da ultimo, il quadro si completa con l'ex titolare della Farnesina Franco Frattini. L'ex magistrato 65enne vanta buoni rapporti con molti nell'arco parlamentare e questo potrebbe offrirgli un ampio sostegno il 24 gennaio, fatte salve le premesse sul Cavaliere.
Un'ipotesi bresciana
Per quanto il diretto interessato la ritenga prospettiva improbabile, dal mondo cattolico nei giorni scorsi è stato sollecitato per il Colle il nome di Massimo Gandolfini. Il chirurgo 70enne, romano di natali ma bresciano per storia (nella nostra città ha studiato e qui opera nelle vesti di neurochirurgo alla Poliambulanza), è volto e voce dell’associazione Family Day e considera il fatto che il suo nome sia stato avanzato quale segnale di attenzione ai valori che lui stesso rappresenta, quali la difesa della famiglia e della vita.
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