Coronavirus: «Oltre i 10 milioni di casi la prossima settimana»
«Più di 9,1 milioni di casi di Covid-19 sono stati segnalati oggi all'Oms e oltre 470 mila morti. Nel primo mese di questo focolaio, sono stati segnalati meno di 10.000 casi. Nell'ultimo mese quasi 4 milioni di casi. Ci aspettiamo di superare i 10 milioni di casi di coronavirus entro la prossima settimana». Lo ha detto il direttore generale dell'agenzia dell'Onu, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel consueto briefing sul Covid. «Questo ci ricorda che mentre cerchiamo di trovare un vaccino abbiamo la responsabilità di fare tutto ciò che possiamo con gli strumenti che abbiamo a disposizione», ha sottolineato.
ITALIA. Nel giorno in cui a livello mondiale viene annunciato anche l'annullamento della maratona di New York, la situazione in Italia appare tutto sommato sotto controllo e di certo più leggera oltre che dei mesi passati anche della condizione che vivono oggi altri Paesi. Sono 30 nelle ultime 24 ore le vittime da coronavirus in Italia, a fronte delle 18 di ieri. In Lombardia nell'ultima giornata si sono sono registrati 7 morti, mentre ieri erano stati 6. Il numero totale dei morti in Italia è ora di 34.644. La provincia autonoma di Trento ha ricalcolato le vittime, diminuendo il totale di 61 unità. Il dato è stato reso noto dalla Protezione Civile, che sul fronte dei malati li ha aggiornati a 18.655, 918 meno di ieri, quando il calo degli attualmente positivi era stato di 1.064. Sono invece saliti a 186.111 i guariti e i dimessi, con un incremento rispetto a ieri di 1.526. Martedì l'aumento era stato di 1.159.
AMERICA LATINA. Tra le aree che maggiormente preoccupano a livello mondiale c'è senz'altro l'America Latina, dove la situazione del Brasile in particolare è tra quelle che maggiormente allarmano le autorità sanitarie. «Molti Paesi nelle Americhe e in America Latina in particolare non hanno raggiunto il picco nè un basso livello di trasmissione del coronavirus. La situazione è ancora in evoluzione e nelle prossime settimane ci saranno nuovi casi e altre vittime». Parole pronunciate dal capo delle emergenze dell'Oms Mike Ryan, nel consueto briefing sul Covid-19, con le quali ha invitato i governi di quei Paesi «a fare un grande investimento sulle misure per identificare, testare e tracciare».
IRAN. Ma, all'estremo opposto del globo, non certo minore è la preoccupazione per la situazione in Iran, dove le vittime di Covid-19 sono ai massimi da 80 giorni e la valuta nazionale ai minimi storici. Tra emergenza sanitaria e crisi economica, la situazione in Iran appare sempre più drammatica. Nelle ultime 24 ore, la Repubblica islamica ha registrato altri 2.531 casi di coronavirus, superando i 210mila contagi totali, mentre i 133 decessi confermati rappresentano il dato peggiore dal 6 aprile, con un bilancio complessivo che ormai sfiora i diecimila morti. Cifre che non accennano a calare e sulla cui attendibilità continuano anche a pesare forti dubbi, tanto all'interno del Paese che tra gli osservatori internazionali. Le autorità tornano intanto a minacciare una stretta. Il viceministro della Salute, Alireza Raisi, ha chiesto oggi che «indossare le mascherine diventi obbligatorio», dopo che in alcune province «rosse», cioè ad alto rischio, erano già state ripristinate molte restrizioni. Le riaperture dopo il lockdown, rimasto peraltro sempre parziale, hanno rilanciato la pandemia, senza però fare altrettanto con un'economia già in ginocchio per le sanzioni americane.
La valuta locale ha toccato questa settimana nuovi minimi contro dollaro ed euro. Il presidente Hassan Rohani ha incolpato la «guerra psicologica a livello internazionale», assicurando che la sua amministrazione «controllerà il mercato dei cambi, l'inflazione e la liquidità esistente nel Paese». Ma tra gli uffici di cambio di Teheran cresce l'allarme. Nelle scorse ore il rial veniva scambiato a 192.950 contro il dollaro e 213.950 contro l'euro. Livelli che «al mercato libero» sarebbero ancora peggiori, con almeno 204mila rial chiesti per un dollaro e 223mila per un euro. La crisi colpisce un governo Rohani già indebolito al suo interno nei confronti degli ultraconservatori - maggioranza nel nuovo Parlamento e già proiettati alle presidenziali del prossimo anno - e ancora più isolato sul piano internazionale dopo lo scontro con Francia, Germania e Gran Bretagna, rimaste parte dell'accordo nucleare del 2015 ma che l'hanno attaccato in seno all'Agenzia internazionale per l'energia atomica per alcune ispezioni negate, che Teheran giudica pretestuose. Una battaglia che ora si sposta al Consiglio di sicurezza dell'Onu, dove gli Stati Uniti hanno chiesto formalmente di prolungare dopo la scadenza a ottobre l'embargo sulle armi all'Iran.
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