Coronavirus: oltre 100mila decessi nel mondo
Sono oltre 100mila (102.525, per l’esattezza) i decessi nel mondo legati al coronavirus, secondo i dati aggiornati dell’università americana John Hopkins. E ogni Stato sta prendendo misure via via più restrittive per combattere la pandemia.
La comunità africana nella città cinese meridionale di Guangzhou denuncia di essere discriminata, a causa dell’epidemia. La Cnn spiega che ci sono resoconti diffusi sui social media di persone che sono rimaste senza casa questa settimana, perché gli avvertimenti delle autorità di Pechino contro i casi importati hanno suscitato sentimenti anti-stranieri. A Guangzhou, dove è presente la più grande percentuale di africani di tutta la Cina, l’emittente americana ha intervistato decine di persone. Molte di loro hanno raccontato di essere state sfrattate dalle loro case dai proprietari o allontanate dagli hotel, nonostante sostenessero di non avere precedenti di viaggio o contatti noti con i pazienti Covid-19. Tra le altre testimonianze, test casuali o quarantena obbligatoria in casa, senza avere sintomi o contatto con pazienti noti.
Il ministero degli Esteri ha invece sottolineato che «Cina e Paesi africani sin dall’inizio dell’epidemia continuano a sostenersi e il Governo tratta tutti gli stranieri allo stesso modo e si oppone a pratiche differenziate per gruppi specifici». La Cina, primo epicentro della pandemia, da alcuni giorni teme una seconda ondata, soprattutto a causa dei casi importati, in continua crescita. Oggi le autorità sanitarie hanno riferito che dei 46 nuovi casi contagio nelle ultime 24 ore, 42 sono di persone di rientro dall’estero. Tanto che nei giorni scorsi il presidente Xi Jinping ha esortato le autorità a controllare attentamente i casi importati da altri Paesi.
Hong Kong, non lontano da Guangzhou, è già stata colpita duramente da una seconda ondata. All’inizio di marzo, c’erano solo 150 casi. Ora ce ne sono 990, molti importati dall’estero. Allo stesso tempo, le medesime autorità cinesi rilevano che la stragrande maggioranza dei casi importati sono persone con passaporto cinese di rientro dall’estero.
La Corea del Sud, intanto, ha annunciato l’intenzione di fare indossare dei braccialetti per tracciare le persone che ignorano gli ordini di quarantena. Lo hanno annunciato funzionari del Paese, secondo i quali sono necessari controlli più rigorosi per far rispettare le regole di auto-isolamento. Alcune delle 57mila persone che hanno ricevuto l’ordine di restare a casa, riferisce il Guardian, sono sfuggite ai controlli lasciando a casa i loro smartphone, attualmente utilizzati per monitorare i loro movimenti.
All’altro capo del mondo, negli Stati Uniti, i morti per Coronavirus nelle ultime 24 ore sono stati la cifra record di 2.100. È quanto emerge sempre dai dati della Johns Hopkins University.
La contea di Los Angeles prolunga le restrizioni per il contenimento fino al 15 maggio. E avverte: i paletti potrebbero restare in vigore anche più a lungo. Prolunga le misure di contenimento anche San Francisco, fino al 3 maggio.
«Anche se la priorità del Governo americano è prima di tutto nei confronti degli americani, andare in aiuto dell’Italia aiuterà a combattere l’epidemia del Coronavirus e mitigare l’impatto della crisi, dimostrando allo stesso tempo la leadership americana di fronte alle campagne di disinformazione cinesi e russe», si legge nel memorandum pubblicato dal presidente Donald Trump, nel quale si mette in evidenza che gli aiuti servono anche a ridurre il rischio di re-infezione dall’Europa agli Stati Uniti e tutelano catene di approvvigionamento essenziali. Negli aiuti Usa figurano apparecchiature e forniture mediche. Viene inoltre messo a disposizione il personale militare americano in Italia per la costruzione di ospedali da campo, per il trasporto di carburante e alimentari e per servizi di telemedicina agli ospedali italiani. Nel memorandum, Trump autorizza inoltre la sua amministrazione a sostenere la ripresa dell’economia italiana.
In Sud America il presidente argentino Alberto Fernández ha annunciato l’estensione della quarantena, in vigore dal 20 marzo per combattere la pandemia, fino al 26 aprile compreso. In una conferenza stampa serale, Fernández si è detto soddisfatto per i risultati ottenuti finora in Argentina rispetto ad altre Nazioni americane ed europee, precisando che questa seconda fase della quarantena, regolata da un decreto che apparirà domani sulla Gazzetta ufficiale, sarà «amministrata». «Questo vuol dire che quasi nulla cambierà per le principali città o per i grandi agglomerati urbani - ha spiegato -, ma caso per caso cercheremo di autorizzare aperture nella rigidità di questo che abbiamo definito "isolamento sociale preventivo obbligatorio", sulla base di richieste motivate da parte delle Amministrazioni locali».
Sulla base delle ultime cifre comunicate dalle autorità sanitarie argentine, i casi confermati di persone contagiate da coronavirus sono ora 1.975, di cui 82 morte. «Stiamo affrontando una pandemia di dimensioni insolite - ha spiegato - e l’unico metodo certo per ridurre la velocità del contatto passa per la permanenza delle persone a casa loro». L’Argentina, ha concluso, «è soddisfatta per il fatto di essere riuscita ad addolcire la curva dei contagi e delle vittime».
La città di Santa Cruz della Sierra (in Bolivia meridionale) sarà militarizzata a partire da martedì prossimo, a causa del mancato rispetto da parte della popolazione della quarantena che ha portato ad un aumento di contagi. Lo riferisce il portale di notizie Erbol. Intanto il responsabile del Dipartimento di epidemiologia del ministero della Sanità boliviano, Roberto Vargas, ha reso noto che a un mese dall’inizio dell’emergenza generata dal Coronavirus, sono stati confermati in Bolivia i casi di 265 persone contagiate, di cui 20 morte. Commentando la decisione adottata nei confronti di Santa Cruz, il ministro dello Sviluppo produttivo, Wilfredo Rojo, ha sostenuto che «siamo in guerra con un nemico invisibile. E siccome siamo in guerra, non discuteremo, i cittadini in tempo di guerra obbediscono soltanto».
Da parte sua il sindaco ad interim Angelica Sosa ha spiegato che «la decisione è stata adottata a causa del fatto che il comportamento della cittadinanza non è stato adeguato all’importanza delle restrizioni». Per esempio, ha concluso, giovedì il movimento che si registrava nelle strade di Santa Cruz appariva quello di un qualsiasi giorni, a prescindere dal fatto che era in vigore la quarantena.
Più di 100 australiani e neozelandesi hanno lasciato l’Uruguay su un volo charter dopo essere rimasti due settimane bloccati a bordo di una nave da crociera risultata infetta dal Coronavirus. Delle 217 persone a bordo del transatlantico Greg Mortimer, 128 erano risultati positivi ed erano stati bloccati dall'attraccare. È stato quindi stipulato un accordo tra i governi uruguaiano e australiano per creare un corridoio sanitario per portare i turisti, per lo più anziani, dal porto di Montevideo all’aeroporto internazionale, dove si sono imbarcati su un volo per Melbourne. Dopo l'evacuazione restano a bordo più di 80 membri dell'equipaggio, oltre a circa 20 europei e americani.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato