Italia e Estero

Coronavirus? «In qualche modo il Grest ci sarà»

Sacerdoti che vivono nei territori più colpiti come Brescia e Bergamo affermano che si sta cercando una soluzione
Flash mob dei Grest a Brescia (foto d'archivio)
Flash mob dei Grest a Brescia (foto d'archivio)
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L’emergenza Coronavirus ha sbarrato i cancelli a tutte quelle attività delle parrocchie o delle associazioni cattoliche che in molti casi davano una boccata d’ossigeno alle famiglie, dagli oratori agli scout. Un servizio cruciale è il Grest, nato decenni fa per andare incontro a quelle famiglie che non andavano in vacanza e che negli ultimi anni ha offerto comunque, a tariffe ragionevoli quando non del tutto gratuito, considerato che è gestito da volontari, delle attività ai ragazzi nel lungo tempo di chiusura scolastica. Un tempo che non corrisponde, evidentemente, alle ferie dei genitori.

«Ormai in prossimità dell’estate, è necessario dare indicazioni alle famiglie circa lo svolgimento dei campi estivi e dei Grest - ha indicato proprio in questi giorni il Consiglio Permanente della Cei alle diocesi -, opportunità di crescita per i ragazzi e di aiuto per i genitori impegnati con la possibile ripresa delle attività lavorative. Lo sguardo al futuro non può trascurare le conseguenze enormi che questa situazione sta recando alle famiglie dell’intero Paese, a quelle già in precarietà o al limite della sussistenza».

La questione è dunque allo studio anche se non è di facile soluzione. Le attività per i più piccoli e per i ragazzi in questo momento sono essenziali per consentire alle famiglie di riprendere a lavorare. Ma le misure di sicurezza dovrebbero essere altissime, a partire dall’uso dei dispositivi di protezione come guanti e mascherine che finora, per i servizi caritativi che non hanno mai chiuso, sono stati acquistati dalle stesse parrocchie. Anche per quanto riguarda le attività non sarà semplice la programmazione, considerato che la socializzazione è l’elemento centrale di oratori, grest e campi estivi.

Dall’epicentro del Coronavirus, la Lombardia, un gruppo di dodici sacerdoti, che vivono anche nei territori più colpiti come Brescia e Bergamo, sottolineano come si cerchi una soluzione: «In qualche modo, chiusi o aperti, l’Oratorio estivo o il Grest ci sarà. Nella forma che ci sarà permessa, continueremo a stare vicini ai nostri ragazzi e non ci fermeremo. Daremo vita a delle proposte originali adeguate alla situazione».

Riaprire i centri per ragazzi è tra le priorità per la Chiesa italiana, nella cosiddetta «fase 2», ancora prima delle Prime Comunioni o Cresime, che normalmente si tengono a maggio e giugno. Da Varese a Bari, dall’Umbria alla Liguria, sono tante le diocesi che hanno già dato indicazione alle parrocchie per rinviarle all’autunno o addirittura al prossimo anno.

«Senza la partecipazione della comunità la celebrazione dei sacramenti rischierebbe di essere un fatto privato», commenta monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, che ha deciso oggi, per la sua diocesi, il rinvio di questi appuntamenti.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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