Coronavirus, in Italia situazione stazionaria da tre settimane
È ancora alto il numero dei casi positivi, così come quello dei nuovi ingressi nelle unità di terapia intensiva e complessivamente la situazione dell'epidemia di Covid-19 in Italia è stazionaria da ormai tre settimane: la curva dei casi non sale più, ma sta scendendo molto lentamente e tutti i valori sono ancora elevati, da quelli relativi all'incidenza a quelli dei decessi.
Ci sono segnali positivi sul fronte dei ricoveri, ha detto il presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli: «le misure stanno funzionando, anche a fronte di un numero elevato di decessi siamo al secondo giorno consecutivo con un calo di numero di posti letto occupati». Situazione in leggero miglioramento anche nelle province, in oltre il 90% delle quali emerge una situazione di stasi o di diminuzione, anche se lieve, dell'incidenza, secondo le analisi del matematico Giovanni Sebastiani, dell'Istituto per le Applicazioni del Calcolo Mauro Picone del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr-Iac).
I dati del ministero della Salute indicano che i nuovi casi di infezione da virus SarsCoV2 sono stati 17.221 nelle ultime 24 ore, contro i 13.708 del giorno precedente. Sono stati individuati grazie a 362.162 test, fra molecolari e antigenici rapidi, contro i 339.939 del giorno precedente; di conseguenza il tasso di positività che emerge dal rapporto fra il totale dei nuovi casi e il totale dei nuovi test è del 4,7%, contro il 4% di 24 ore prima.
«Per la terza settimana consecutiva continua la lenta discesa dei nuovi casi, anche se il calo degli ultimi giorni è sovrastimato per il tracollo dell'attività di testing durante il periodo pasquale», rileva il presidente della fondazione Gimbe, - Nino Cartabellotta. Sono numeri che testimoniano una situazione stazionaria, «nella quale la curva dei nuovi casi ha smesso di salire, ma la discesa è estremamente lenta», osserva il fisico Giorgio Sestili, fondatore della pagina Facebook Coronavirus-Dati e analisi scientifiche» e del network di comunicazione della scienza giorgiosestili.it. «Non c'è una forte discesa, nonostante l'Italia sia rossa o arancione e questo non è un buon segnale: a tre settimane dal picco, con un'Italia rossa e arancione ci saremmo aspettati una discesa più accentuata», osserva il fisico.
All'indomani del numero anomalo di 627 decessi, quelli registrati oggi sono stati 487. Un'ipotesi è che ci siano stati ritardi nella notifica. Di fatto, comunque, «la curva dei decessi ha rallentato», rileva Sestili. «Tuttavia anche nell'ultima settimana sono morte più di 3.000 persone, il 3,5% in più rispetto alla settimana precedente: un aumento lieve che - secondo il fisico - potrebbe far pensare che potremo vedere presto una riduzione».
I numeri suggeriscono un cauto ottimismo anche sul fronte dei ricoveri, con 259 ingressi giornalieri contro i 276 del giorno precedente e 20 unità in meno in 24 ore nel saldo giornaliero tra entrate e uscite, per un totale di 3.663 ricoverati. Nei reparti ordinari sono invece ricoverate 28.851 persone, 465 in meno in un giorno.
Per quanto riguarda le regioni, l'incremento giornaliero maggiore si è registrato in Lombardia, con 2.537 nuovi casi, seguita da Puglia (1.974), Campania (1.933), Piemonte (1.661), Friuli Venezia Giulia (1.287), Veneto (1.241), Lazio (1.240), Toscana (1.153), Emilia Romagna (1.075). Nelle province, infine, le analisi di Sebastiani indicano che all'incirca nel 20% di esse si prevede tra sette giorni un'incidenza superiore a 200 casi a settimana per 100.000 abitanti, che corrisponde al 20% in meno della soglia prevista perché scatti la zona rossa.
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