Coronavirus, Azzolina: «La scuola non riprende»
A scuola non si tornerà fino alla fine di questo anno scolastico segnato dall'emergenza coronavirus, la decisione ufficiale del governo arriverà tra qualche giorno ma la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina lo dice per la prima volta a chiare lettere.
«A mio avviso riaprire ora le scuole, per poche settimane, mentre il Paese conta oltre 500 morti al giorno per il coronavirus, rischierebbe solo di vanificare gli sforzi fatti», scrive su fb.
Per la ministra, «dobbiamo fare ancora qualche sacrificio per poter tornare a scuola nello stesso modo in cui ci andavamo prima». A proposito della maturità, che a questo punto consisterà quindi in un solo colloquio orale, auspica che sia «un esame in presenza» ed esclude l'ipotesi mista: studenti a scuola e professori a casa. Per quanto riguarda la ripresa a settembre la ministra si dice contraria ai doppi turni.
Le ipotesi in campo riguardano la ricerca di strutture a cui destinare aule per rendere quelle attuali meno affollate, prevedendo al massimo 20 ragazzi per classe, o lezioni metà classe in presenza e metà on line, oppure alcune organizzate all'aperto valutando un diverso calendario concentrato sui mesi più miti; tablet e dispositivi elettronici a tutti gli studenti, potenziamento della linea internet anche nelle scuole; acquisizione da parte del governo di una piattaforma propria per la didattica on line, per ridurre al minimo le intrusioni hacker; distanziamento, ricreazione e mensa a piccoli gruppi, mascherine e guanti in classe, termoscanner all'entrata e gel igienizzante nelle aule.
Sulla task force istituita per la ripresa a settembre, la ministra fa sapere che sarà guidata da Patrizio Bianchi ma le Regioni insorgono: «non siamo stati coinvolti, la nostra Commissione, ad oggi, non è stata contattata», dice Cristina Grieco, assessore regionale in Toscana alla Scuola e coordinatrice degli assessori regionali all'Istruzione in Conferenza delle Regioni, che oggi ha scritto al ministro dell'Istruzione, perchè, dopo quello avuto alcune settimane fa, le Regioni possano avere un nuovo incontro.
Altro tema al centro di contrasti con le Regioni è il calendario scolastico e in particolare la data di riapertura delle scuole. «Non abbiamo stabilito le date, lo faremo insieme alle Regioni», assicura sul Corsera la ministra. E aggiunge «Dedicheremo le prime settimane al lavoro per chi è rimasto indietro o ha avuto insufficienze».
Per le Regioni invece «è impensabile pensare che in una o due settimane si possano recuperare i crediti e le lacune che si sono formate. Bisogna spalmare questa mancanza su un periodo dilatato, come fare non è semplice, dovremo studiarlo tutti insieme». Mentre il governatore del Veneto Lucia Zaia, e con lui altre Regioni, si dice d'accordo ad una riapertura ritardata delle scuole «per dare respiro al mondo del turismo».
E intanto un'altra notizia incombe deflagrante: quella della chiusura o della bancarotta delle scuole paritarie. I Superiori degli ordini religiosi lanciano l'allarme: «Senza un intervento serio dello Stato il 30% delle scuole pubbliche paritarie sarà destinato a chiudere entro settembre» e alcune stanno per dichiarare «bancarotta già entro maggio».
E da un convegno on line che ha svolto oggi la Flc Cgi emerge che circa il 20 per cento degli alunni in tutto il territorio nazionale sono rimasti tagliati fuori dalla didattica a distanza. Per Francesco Sinopoli, leader del sindacato, «è impensabile che non ci sia ancora una modalità di ripartenza, siamo a maggio». Mentre resta alto lo scontro con i sindacati sui concorsi per il reclutamento dei prof: i bandi, a quanto si apprende, usciranno a brevissimo.
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