Conte si è dimesso, ora la crisi è ufficialmente aperta
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha rassegnato le dimissioni dalla guida del governo. Alle 12 il capo dell'esecutivo è salito al Quirinale per un colloquio con Sergio Mattarella durato mezz'ora. La crisi dunque è formalmente aperta e passa nelle mani del Presidente della Repubblica che avvierà domani pomeriggio le consultazioni.
Poco prima del passo indietro ufficiale, Conte ha riunito a palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. Nel corso dell'incontro il premier ha ringraziato uno ad uno i suoi ministri, ricevendo dai capi delegazione della maggioranza Pd, M5s e Leu «sostegno e compattezza». «Pensiamo a questa maggioranza anche in prospettiva - ha sottolineato nel corso del Cdm Dario Franceschini - come un'area di forze riformiste alleate non solo temporaneamente». Gli ha fatto eco Alfonso Bonafede ribadendo: «È il momento di confermare la compattezza attorno a Conte».
L'obiettivo del presidente dimissionario è ora quello di allargare la maggioranza in modo da poter dare vita ad un Conte Ter. E proprio in questa prospettiva, il Pd sottolinea come non sia il momento dei veti «Nessuno può metterli», dice Deborah Serracchiani al Tg1, «prendiamo atto che lo stesso Renzi ha detto che non debbano esserci veti su Conte».
Ora gli occhi sono puntati su Italia Viva, che stasera riunirà i gruppi, e sul Senato dove in queste ore continua la ricerca dei cosiddetti Responsabili. Il tema sarà oggetto anche del vertice convocato nel primo pomeriggio dal centrodestra. Una riunione in cui Matteo Salvini e Giorgia Meloni proveranno a serrare i ranghi della coalizione ed evitare «strappi» non solo dai piccoli partiti, ma anche da Fi che resta osservata speciale dopo la presa di posizione di Silvio Berlusconi a favore di un governo di unità nazionale.
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