Italia e Estero

Contagi in calo, «la riapertura del 4 maggio è andata bene»

Ma ci sono regioni in cui la situazione è ancora delicata, a partire dalla Lombardia. Anche in Piemonte e Liguria l'andamento è altalenante
Una mamma con le figlie nel parco di Villa Reale - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
Una mamma con le figlie nel parco di Villa Reale - Foto Ansa/Matteo Bazzi © www.giornaledibrescia.it
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È andata bene la riapertura del 4 maggio dopo il lockdown imposto dalla pandemia di Covid-19. I dati che la descrivono stanno arrivando in questi giorni e indicano che il senso di responsabilità ha avuto la meglio sulla diffusione del nuovo coronavirus, anche se alcune regioni meritano ancora attenzione. 

La situazione è buona in tutta Italia, dove Sardegna, Calabria, Molise, Basilicata e la provincia autonoma di Bolzano si confermano le regioni più virtuose, con zero nuovi contagiati, mentre la Lombardia resta la regione che continua ad avere il maggior numero dei casi in Italia: in 24 ore se ne sono registrati 159 in sui 397 a livello nazionale. 

Si guarda con attenzione anche al Piemonte, seconda regione con più casi, dove ieri i nuovi contagi sono risaliti a 86, dopo un calo registrato nei giorni precedenti. Il numero degli infetti sta subendo oscillazioni anche in Liguria, dove i casi avevano toccato il minimo l’altroieri, con 17, mentre ieri sono risaliti di 53 unità. L'andamento nei singoli territori è fondamentale in vista del 4 giugno, da quando cioè ci sarà il via libera agli spostamenti tra regioni. Quali? Su questo la situazione è ancora in divenire: è probabile che una decisione verrà presa a ridosso di quella data.

Complessivamente i contagiati in Italia sono 230.555: un numero che il presidente dell'Accademia dei Lincei, il fisico Giorgio Parisi, ha definito la punta di un iceberg nell'audizione davanti alla Commissione Igiene e Sanità del Senato. «Il numero vero è più alto», ha osservato, e «le stime vanno dal mezzo milione a cinque milioni. Vediamo quindi la punta di un iceberg, ma non vediamo l'iceberg sommerso». Proprio per questo Parisi giudica insufficienti i 150mila test sierologici previsti nella campagna di ricerca epidemiologica nazionale: servono più esami in modo da coprire una fetta più ampia di popolazione. 

Anche per quanto riguarda i tamponi, i dati comunicati dalla Protezione civile si basano su quelli fatti a chi ha sintomi gravi da Covid-19: uno studio di Fondazione Gimbe sostiene che siano ancora troppo pochi, soprattutto in Lombardia.  Ciò nonostante, considerando l'andamento complessivo della curva epidemica che descrivono si può dire che «questa prima foto della riapertura del 4 maggio è andata bene: non c'è stata una ripresa dei contagi in nessuna regione - ha detto Giorgio Sestili, fisico e fondatore della pagina Facebook Coronavirus-Dati e analisi scientifiche -. I piccoli focolai sono isolati e gestiti molto bene». Ora non resta che attendere i risultati che descrivono quanto è successo dopo la riapertura del 18 maggio: «Li conosceremo - ha detto Sestili - soltanto fra due settimane. Vedremo».

 

 

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