Italia e Estero

Consultazioni, si complica il percorso del governo M5S-Pd

Il leader M5S Di Maio ha fatto un discorso particolarmente duro, lasciando nello sconcerto i democratici
GOVERNO, L'AUT AUT DI DI MAIO
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Terminate le consultazioni del premier incaricato Giuseppe Conte con le forze politiche, sembra tornare in salita la strada per la formazione del governo giallorosso. 

Dopo gli incontri con le delegazioni della Lega e Fratelli d'Italia, dove entrambi i leader hanno dato forfait, e il colloquio con Forza Italia che ha accusato Salvini di «aver consegnato il Paese alla sinistra», arrivano dure le parole del capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio che dalla Sala della Regina di Montecitorio ha avvertito: «Oggi si potrebbe dar vita a un Conte bis, uso il condizionale perché sono stato molto chiaro: o siamo d'accordo a realizzare punti del programma o non si va avanti. I nostri punti del programma sono chiari, se entreranno nel programma di governo allora si potrà partire, altrimenti sarà meglio tornare al voto il prima possibile». 

Di Maio, elencando i punti irrinunciabili per M5S, ha rassicurato sulla contrarietà a «qualsiasi forma di patrimoniale. La nostra priorità è il taglio del numeri dei parlamentari, chi ha fatto cadere il governo pensava di poterlo evitare, va approvato nel primo calendario alla Camera alla ripresa dei lavori. Serve un serio taglio delle tasse, del costo del lavoro affinché - ha aggiunto - possa aumentare il netto in busta paga. L'aumento dell'Iva va bloccato e in legge di bilancio e vanno approvati gli aiuti alle famiglie per le nuove nascite».

Il leader dei 5 Stelle si è poi soffermato sulla questione dei decreti sicurezza, tanto cari a Matteo Salvini ma contestati dal Partito Democratico: «Non ha senso parlare di modifiche al dl sicurezza, vanno tenute in considerazioni le osservazioni del Capo dello Stato ma senza rivedere le linee di principio». 

Di Maio ha inoltre ricordato come un anno e mezzo i Pentastellati abbiano vinto le elezioni ma «ottenuto solo il 33%, 11 milioni di italiani ci hanno chiesto di realizzare un programma con punti che aspettano da decenni. Abbiamo fatto una scelta coraggiosa e abbiamo deciso di non relegare all'opposizione quel programma, abbiamo di portarlo al governo unendoci inevitabilmente ad altre forze politiche anche a rischio di sacrificare il parte del consenso per realizzare ciò che hanno votato 11 milioni di italiani». 

L'ex vicepremier ha infine espresso «sconcerto per il surreale dibattito sugli incarichi, era prevedibile che sui media si cominciasse a diffondere il toto ministri con nomi improbabili e di fantasia, non troviamo sano che questo dibattito contagi anche le forze politiche soprattutto quelle più rappresentative che dovrebbero preoccuparsi di stilare un programma serio per i nostri cittadini. A chi sta trascinando il M5S in questo surreale dibattito da manuale Cencelli su incarichi e ruoli dicono che i fatti parlano per noi».

Toni decisamente più concilianti quelli del segretario del Pd Nicola Zingaretti, che in precedenza, uscendo dai colloqui con Giuseppe Conte, aveva detto: «Siamo contenti e notiamo che l'avvio di questa possibile nuova stagione politica è stata salutato dai mercato positivamente con un calo dello spread che apre a politiche espansive di investimento, nuove possibilità e prospettive. Abbiamo indicato al presidente le colonne e principali novità che diano corpo a questa nuova stagione politica. In primo luogo - ha aggiunto - ribadiamo il taglio delle tasse per i salari medio-bassi del paese come incentivo alla ripresa e allo stimolo ai consumi e come elemento di giustizia, in secondo luogo il tema della costruzione di un vero e proprio piano del lavoro che passi per il rilancio di investimenti pubblici e incentivi a investimenti privati, investimenti per infrastrutture green, rilancio di Industria 4.0, una politica sull'economia digitale. Abbiamo proposto che sui dl sicurezza si proceda almeno al recepimento delle indicazioni del Presidente della Repubblica». 

A consultazioni chiuse, il premier Conte non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa. All’Ansa, che gli chiedeva un parere sulle parole di Di Maio, ha risposto: «Non l’ho sentito». Tra i democratici prevale invece lo sconcerto, oltre che una certa irritazione, tanto che Andrea Orlando chiede al leader dei Cinque Stelle di dire chiaramente se ha cambiato idea. Il percorso per la formazione del governo giallorosso sembra dunque complicarsi in maniera inaspettata.  

 

 

 

 

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