Italia e Estero

Consultazioni, fumata nera: c'è l'ipotesi del voto a luglio

Il centrodestra resta unito: sembra sfumare il governo, riproposto da Luigi Di Maio ancora questa mattina al Quirinale, di M5s e Lega
Il presidente Mattarella con i rappresentanti del centrodestra - ANSA/PAOLO GIANDOTTI
Il presidente Mattarella con i rappresentanti del centrodestra - ANSA/PAOLO GIANDOTTI
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Il centrodestra resta unito: sembra sfumare il governo, riproposto da Luigi Di Maio ancora questa mattina al Quirinale, di M5s e Lega. «Sono disponibile a fare un governo di centrodestra, Mattarella ci dia modo di trovare una maggioranza», è l'ultimo appello di Matteo Salvini.
Ma la salita di M5s, centrodestra e Pd al Colle per l'ultimo giro di consultazioni consegna per ora una fumata nera che potrebbe portare dritti verso le elezioni. E il Quirinale non avrebbe escluso che a questo punto si voti già all'inizio di luglio.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che potrebbe parlare già questa sera, al termine dell'ultimo giro di consultazioni con i gruppi parlamentari, farà nei prossimi giorni le sue scelte. Sembra escluso che conceda al centrodestra di andare a cercare i voti, che sulla carta non ci sono, per un sostegno a un governo Salvini in parlamento.
Sfumate le possibilità di un accordo per un governo politico, rimarrebbe dunque sul tavolo lo scenario di un governo «di tregua», neutrale, con un premier indicato dal capo dello Stato, che cerchi di arrivare all'inizio del 2019, assicurando il varo della manovra in autunno, evitando l'aumento dell'Iva.

Di Maio, dicendosi convinto ci siano margini ancora per un governo politico, dice fin d'ora «no a governi tecnici». Ma, se il veto di M5s e Lega a governi del presidente dovesse essere confermato, serve un governo per traghettare verso il voto, che a questo punto potrebbe essere a luglio o ottobre. 

Viene esclusa la possibilità che possa essere Paolo Gentiloni a guidare il percorso sia perché non sarebbe il caso di far gestire un passaggio così delicato da un governo dimissionario, sia perché Gentiloni potrebbe essere il candidato premier del Pd.

In mattinata al Colle salgono prima i Cinque stelle, poi il centrodestra, infine il Pd: mentre Di Maio parla, rilanciando la proposta di un'intesa con la Lega con un premier terzo, a Palazzo Grazioli si conclude un vertice mattutino che, dopo le tensioni di domenica, conferma - formalmente - l'unità della coalizione.

Salvini, con al fianco un Silvio Berlusconi imbronciato ma compito, invoca un incarico per sé, senza altre subordinate. Ma non ci sono i margini per alcun governo politico, secondo la delegazione del Pd.

Maurizio Martina riunisce tutti i «big» del partito, senza Renzi, al Nazareno, prima di salire al Colle. Poi punta il dito contro M5s e centrodestra per il «gioco dell'oca» messo in «scena» fino a oggi e assicura il sostegno «fino in fondo» allo sforzo per un governo di Mattarella. Serve un premier «super partes», dice Martina. Ma per ora, nell'attesa che nel pomeriggio sfilino al Colle i piccoli gruppi, il Pd è l'unico partito a dirlo.

 

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