Condannati agenti a Reggio Emilia, ma non fu tortura

Incappucciato con un federa, messo pancia a terra con uno sgambetto e poi preso a pugni sul volto e sul costato, calpestato con gli scarponi, trattenuto alcuni minuti per braccia e gambe dagli agenti della polizia penitenziaria. Poi denudato e sollevato di peso, sempre col cappuccio in testa, fino ad essere trascinato in cella, Il pestaggio subito da un 40enne detenuto tunisino, il 3 aprile in un corridoio di un carcere italiano, l'istituto di Reggio Emilia, è documentato dai video delle telecamere interne, finiti agli atti dell'inchiesta chiusa dalla Procura reggiana a carico di 10 agenti, otto accusati di tortura, 9 Febbraio 2024. ANSA/PENITENZIARIA
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REGGIO EMILIA, 17 FEB - Non fu tortura, ma abuso di autorità contro detenuto in concorso, non furono lesioni ma percosse aggravate. Il falso invece ha retto per i tre imputati a cui era contestato. Lo ha deciso il gup del tribunale di Reggio Emilia Silvia Guareschi che ha condannato i dieci agenti della polizia penitenziaria imputati, ma a pene più basse di quelle chieste dalla Procura, riqualificando i reati. Le condanne vanno da quattro mesi ad un massimo di due anni per gli imputati. La Procura aveva chiesto pene fino a cinque anni e otto mesi.
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