Compiti a casa e lettere agli insegnanti, che ne pensi?
In principio ci fu «Mattia non ha fatto i compiti». Era settembre e la scuola era appena iniziata. La lettera del papà del 13enne Mattia fece il giro del web e divenne virale, accendendo la discussione intorno al tema compiti sì- compiti no.
Dopo il papà apripista venne la mamma che, sempre a mezzo lettera, a inizio ottobre prese carta e penna e Facebook e compose: "Maestre, grazie per i compiti". Anche la lettera della "mamma egocentrica" ha fatto in poco tempo tappa su centinaia di profili Fb.
"Qualcuno alle maestre lo deve dire. Insomma se Michele è capace di concentrarsi al campo è anche perché è abituato a concentrarsi sui banchi di scuola. Quindi oh, grazie dei compiti. Mio figlio nel fine settimana ha avuto molto da fare, sabato mattina si è allenato, sabato pomeriggio è andato in bici e domenica mattina si è svegliato presto per andare a disputare la sua prima partita stagionale di rugby. Eppure ha fatto i compiti, perchè altrimenti non gli avremmo permesso di fare tutto il resto".
"Guerre" epistolari che mettono in primo piano il ruolo della scuola, dei compiti, della gestione del tempo. I genitori dalla penna facile sembrano mettere in contrapposizione due visioni: da un lato la pesantezza dei compiti e l'obbligo di portarli a termine che pare sottrarre tempo alla "vita vera".
L'altra faccia della medaglia, invece, ribalta la visione: svolgere i compiti diventa propedeutico per affrontare la vita vera. Una contrapposizione simile è forse troppo schematica e rischia di banalizzare un tema ben più complesso.
Vi chiediamo dunque la vostra opinione.
EMBED [Compiti a casa, che cosa ne pensi?]
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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