Commissione d'inchiesta Covid-19, il nodo della segretezza
Non si è ancora sciolto, almeno formalmente, il nodo della segretezza delle riunioni della commissione regionale di inchiesta sulla gestione dell'emergenza Covid in Lombardia. La commissione si è riunita ieri a Palazzo Pirelli, per la prima volta dopo l'elezione del suo presidente, il consigliere bresciano del Pd Gianni Girelli.
Durante l'incontro a porte chiuse, durato oltre due ore, l'Ufficio di presidenza ha presentato la proposta di programma di lavoro, ora aperta alle valutazioni e ai contributi degli altri commissari. Polemiche non sono mancate, a quanto si apprende da diverse fonti, sulla questione della segretezza delle riunioni.
La volontà espressa della maggioranza di centrodestra sarebbe quella di proseguire con sedute a porte chiuse, come previsto dal regolamento, al contrario di quanto chiesto nei giorni scorsi dal Pd e da altri gruppi di opposizione in nome della «massima trasparenza».
Sul calendario e sul metodo di lavoro oggi non si è arrivati a una votazione. «Provvederemo ad integrare il programma, presentato dall'Ufficio di Presidenza della Commissione di inchiesta, con le nostre proposte, compresa quella che almeno per le attività di programmazione o di pura informazione, le sedute possano essere pubbliche. È una questione di trasparenza che dobbiamo ai lombardi e che i politici devono, con senso di responsabilità, valutare. La commissione di inchiesta non deve essere un Tribunale del popolo ma nemmeno un conclave in cui tutto è secretato» hanno fatto in una nota i consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle Marco Fumagalli, Monica Forte e Gregorio Mammì.
«Le valutazioni definitive nel merito saranno fatte nella prossima seduta prevista per lunedì 19 ottobre alle ore 14», la dichiarazione ufficiale del presidente Girelli.
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