Come è andata la prima giornata degli Stati Generali
Riforme in linea con le aspettative Ue ma con il grande nodo della trattativa sul Recovery Fund. Prendono il via su questo doppio binario gli Stati Generali di Giuseppe Conte, che sceglie di inaugurare l'evento per il rilancio post-Covid dell'Italia iniziando, forse, dal fattore principale per la ripartenza: l'Europa. Ed è proprio l'Ue, presente (in videocall) in tutti i suoi vertici a Villa Pamphili, a dare il là alle tre direttive sulle quali il capo del governo vuole indirizzare l'Italia: modernizzazione, transizione ecologica, inclusione. Con un'appendice, particolarmente gradita a Bruxelles: «Non ci accontenteremo di ripristinare la normalità ma non sprecheremo nemmeno un euro per il rilancio», sottolinea Conte.
La giornata, per lui, si apre nel migliore dei modi: sia la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen sia il presidente del Consiglio europeo Charles Michel riconoscono l'efficacia della gestione del governo della prima fase del Covid-19. «L'Italia è in prima linea» è il mantra che Conte e i ministri, non a caso, diffondono a 360 gradi. Un mantra che abbraccia più dossier: da quello dei vaccini a quello del Recovery Fund, il rebus. Il premier sa che la trattativa è difficile. «Per l'intesa serve tempo, il Consiglio Ue del 19 giugno non sarà risolutivo», avverte. Con un sottinteso. L'obiettivo dell'Italia è arrivare soddisfacente del negoziato il 9 luglio, quando i leader europei potrebbero tornare a vedersi faccia a faccia a Bruxelles.
Ma tocca al premier fare i conti con la realtà. «C'è la possibilità di avere una sorta di ponte per avere le risorse in autunno ma il grosso arriverà nel 2021», ammette Conte. Il governo, però, non starà fermo. L'intenzione è quella di muoversi, già in questi mesi, con decreti o leggi delega, per mettere in campo un piano che mitighi la temuta crisi sociale d'autunno. E il decreto semplificazioni non sarà che il primo passo. «Sarà un progetto coraggioso, condiviso, dobbiamo tramutare la crisi in opportunità per rimuovere gli ostacoli che hanno frenato durante l'ultimo ventennio», assicura Conte agli interlocutori europei. Al tavolo c'è tutto il governo.
Qualcuno, come Luigi Di Maio e Dario Franceschini va via (e i due ministri lasciano Villa Pamphilj insieme, cosa che non passa inosservata) dopo l'intervento di Ignazio Visco. Qualcuno, come Roberto Gualtieri - che interviene tre volte e in perfetto inglese al tavolo del Casino del Bel Respiro - e Paola Pisano, sarà al fianco di Conte al punto stampa, bagnato da un acquazzone, del tardo pomeriggio. Il rischio è che il progetto sia così ampio da non essere realizzabile, soprattutto in una maggioranza in continua fibrillazione.
Ma Conte nega qualsiasi tensione, anche sul decreto sicurezza, lancia un nuovo amo alle opposizioni (provando così a metterle all'angolo, in caso di nuovo rifiuto a partecipare agli Stati generali) e tenta di disegnare un piano di rilancio che non scontenti nessuna anima della maggioranza. Sulla riforma del fisco, ad esempio, tende la mano al M5S bocciando, di fatto, la sanatoria sulle liquidità all'estero proposte dal piano Colao. «La misura pone dei problemi sul piano dei reati connessi all'evasione», spiega, definendo comunque una «priorità» il contrasto all'evasione e rilanciando il progetto «cashless» congelato dal coronavirus. E sulla riforma del fisco la linea di Conte sposa quella di Di Maio: «useremo anche le risorse Ue».
Serve tempo, però. E allora ecco che neanche Gualtieri chiude sulla possibile «manovrina» estiva che aumenterebbe il deficit, in attesa del Recovery Fund. «L'Europa s'è desta», assicura von der Leyen con un omaggio al'Inno d'Italia, definendo il fondo «una chance unica» per il nostro paese. Mentre Conte, non a caso, ricorda: «Michel ha detto che l'Italia ha salvato vite anche in Europa». Ora, è il messaggio di Roma, a quello stesso governo spetta passare all'incasso.
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