Ciao Italia: 28 mila laureati sono espatriati nel 2017
Sono stati quasi 28 mila i laureati e 33 mila i diplomati che nel 2017 hanno scelto di abbandonare l’Italia. Lo hanno fatto perché il mercato del lavoro italiano offre loro poche opportunità al contrario dei Paesi esteri, dove possono ambire a far carriera e a ottenere retribuzioni più alte. Se il numero dei diplomati espatriati è stabile, quello dei laureati ha segnato un incremento di quasi il 4%.
È quanto emerge dal report dell’Istat sulla «Mobilità interna e migrazioni internazionali della popolazione residente» da cui risulta che sono stati quasi 115 mila gli italiani che nel 2017 sono emigrati all’estero, un numero stabile rispetto all’anno precedente ma sempre notevole se raffrontato con i 40mila del 2010 e i 50mila del 2011. Tuttavia l’aumento è molto più consistente se si amplia lo spettro temporale: negli ultimi 5 anni, gli espatri di persone «di 25 anni e più» sono stati oltre 244 mila, di cui il 64% con titoli di studio medio-alto. Rispetto al 2013, gli emigrati diplomati aumentano del 32,9% e i laureati del 41,8%.
Nonostante la Brexit nel 2017 sono stati 21 mila gli italiani che hanno scelto il Regno Unito, 19 mila la Germania, 12 mila la Francia e 10 mila la Svizzera. In questi quattro Paesi si concentra oltre il 60% degli espatri. Tra i Paesi extra-europei, le principali mete di destinazione sono Brasile, Stati Uniti e Canada (nel complesso 13,5 mila), Australia (oltre 2 mila) e Emirati Arabi (oltre mille). Nella graduatoria dei 15 principali Paesi di destinazione degli emigrati italiani, entra per la prima volta nel 2017 il Portogallo che, con 1.614 espatri, si colloca al 13° posto. Meta scelta dai pensionati grazie alle agevolazioni fiscali, infatti la prevalenza di italiani è di ultra55enni (62%).
Per quanto riguarda l’immigrazione, nel 2017 le iscrizioni anagrafiche dall’estero sono state oltre 343 mila, in netto aumento rispetto all’anno precedente (+14%). Di queste, più di quattro su cinque sono dovute a cittadini stranieri (301 mila, +14,5%). I flussi più consistenti, sebbene in calo, sono quelli dei romeni (43 mila nel 2017, -3,9% rispetto al 2016), seguiti da nigeriani (23 mila, +58,4%) e marocchini (16 mila, +7,1%). In calo anche le iscrizioni di cinesi (11 mila, -9% rispetto al 2016) e indiani (8 mila, -22,6%).
Ma anche in Italia ci si sposta e la rotta tradizione è quella che dal sud va al centro-nord. Negli ultimi venti anni la perdita netta di popolazione nel Mezzogiorno, dovuta ai «movimenti interni», è stata pari a un milione 174 mila unità. Nel 2017 le regioni più scelte sono ancora una volta Emilia-Romagna (+2,9 per mille residenti), Trentino Alto-Adige (+2,7 per mille), Lombardia e Friuli-Venezia Giulia (entrambe +1,8 per mille); le meno attrattive sono Calabria (-4,2 per mille), Basilicata (-4,0 per mille), e Molise (-3,5 per mille). Quasi la metà dei trasferimenti (49,5%) riguarda persone tra i 15 e i 39 anni: i più giovani si spostano verso le province dei grandi centri urbani, i più maturi scelgono invece aree provinciali di minore dimensione.
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