Chiari sotto choc per la morte di Alessandro Pighetti
Chi lo ricorda a Chiari, traccia di Alessandro Pighetti il profilo di un giovane solare e allegro. Un ragazzo vivace, che amava le auto e lo sport. E che anche se da ormai vent’anni si era trasferito con la madre Renata in Trentino, aveva sempre mantenuto contatti costanti con la cittadina in cui era cresciuto.
Classe 1987, era nato il 4 marzo all’ospedale di Calcinate, nella vicina Bergamasca, aveva frequentato la scuola elementare Agostino Turla. A legarlo a Chiari anzitutto la famiglia: la nonna con cui aveva vissuto assieme alla mamma gran parte della sua infanzia, scomparsa un paio di anni fa, e la zia che tuttora tornava spesso a trovare, anche più volte al mese, a riprova del fatto che la tragedia che si è consumata a Folgaria segna da vicino anche una delle capitali dell’Ovest bresciano. In quelle occasioni non mancava di incontrare i vecchi amici, i compagni di scuola di un tempo con i quali non aveva interrotto i rapporti.
Ora, tra loro c’è chi sceglie il silenzio, davanti ad un dolore privato che evidentemente segna nel profondo. Alessandro aveva seguito la mamma a Folgaria alla fine degli anni Novanta, quando tra la donna aveva incontrato, a quanto pare nel corso di una vacanza in Trentino, Massimo Toller quello che drammaticamente si è rivelato il suo assassino.
Prima una storia a distanza, poi il matrimonio e il trasferimento di Renata Pighetti e del figlio allora adolescente a Folgaria. Con il sogno probabilmente di una nuova vita. Con il tempo, tuttavia, i dissidi familiari si erano acuiti, specie i diverbi tra il giovane – intraprendente e attivo nel campo delle assicurazioni, ma contitolare anche di un’azienda che si occupava di ricambi di auto – e il 59enne, il quale da qualche tempo aveva perso il lavoro di autista.
A quanto si racconta nella località turistica trentina anche a causa dell’alcol cui faceva spesso ricorso.
Alessandro, fisico scolpito dalle molte ore trascorse in palestra e dalla passione dell’hockey praticato sui ghiacci dei palazzetti trentini (come raccontano molte delle fotografie che campeggiano ora sul suo profilo Facebook), non ha esitato a disarmare una prima volta l’uomo che già nel pomeriggio aveva impugnato una pistola contro di lui. Poi aveva chiamato la mamma, con lei stava per recarsi dai Carabinieri a denunciare Toller dopo l’ennesima lite e quell’arma balenata all’improvviso. Poi un ultimo ripensamento, forse un atto di pietà. Pagato a caro prezzo.
Il ragazzo ha affrontato nuovamente il 59enne, a proteggere la madre, colei che lo aveva messo al mondo e cresciuto. Lui è rimasto a terra, dopo quell’atto di generosità estremo. Lei, si è salvata, nello strazio. Tra le grida, fuori da quella casa, soccorsa da un vicino, nel gelo che soffiava nella prima serata trentina.
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